Il Caracciolo si presentò subito come un vero statista, infatti Il più clamoroso di essi fu la soppressione del Sant’Uffizio e dell’Inquisizione in Sicilia nel 1782; Ma il progetto più significativo del Caracciolo fu la radicale riforma del sistema fiscale siciliano, mediante l’istituzione di un catasto dei beni.

Il Caracciolo si presentò subito come un vero statista, prendendo una serie di provvedimenti che gli procurarono popolarità presso le masse e che rafforzarono la posizione dello stato. Il più clamoroso di essi fu la soppressione del Sant’Uffizio e dell’Inquisizione in Sicilia nel 1782, con relativo incameramento dei beni all’erario, provvedimento che suscitò l’ira del clero, ma che impose all’attenzione di tutta Europa l’energico operato del vicerè.

Questo provvedimento era stato preceduto da altri meno clamorosi, ma altrettanto importanti: nel 1781 aveva disposto che i contadini potessero lavorare liberamente presso chi volevano, senza subire costrizioni da parte dei loro signori; aveva messo a disposizione dei commercianti alcune navi da guerra, che servissero di scorta contro gli attacchi dei pirati alle navi mercantili; aveva tassato le carrozze dei signori per lastricare, con i proventi di questa tassa, le strade cittadine; aveva prescritto che i rapporti di tutti gli uffici con Napoli avvenissero per suo tramite.

Ma il progetto più significativo del Caracciolo fu la radicale riforma del sistema fiscale siciliano (finora basato sulla numerazione delle anime risalente al 1748), mediante l’istituzione di un catasto dei beni. Esso, però, non andò in porto non tanto per l’opposizione dei baroni siciliani, quanto per l’impreparazione dell’opinione pubblica e per la totale assenza nel regno di esperti in materia, infatti anche a Napoli vi era un’analoga situazione di stallo. Il Consiglio di Stato nell’esaminare la proposta si trovò su posizioni di parità: tre voti a favore, tre contrari; il voto del re fu, dunque, decisivo per bocciare il progetto del catasto.

In complesso la politica del Caracciolo fu caratterizzata dall’obiettivo di ridurre le competenze della giurisdizione baronale mediante la mobilitazione dei consigli civici e dell’opinione pubblica in generale. Egli fu costretto in Sicilia a dichiarare guerra aperta e dura ai baroni, tanto più dal momento che essi si sentivano protetti contro l’azione del vicerè dalla presenza del Sambuca, loro rappresentante a Napoli, dove rivestiva la carica di primo ministro. Le aule dei tribunali videro moltiplicarsi i ricorsi contro le prevaricazioni dei baroni e numerosi furono i provvedimenti a loro sfavore; ma ciò che ebbe più importanza fu il clima politico, che vide il governo sganciato dalle vecchie classi dirigenti nobiliari e schierato con i ceti popolari e borghesi, dove personaggi di spicco dettero vita ad un movimento intellettuale riformatore.L’Accademia degli Studi di Palermo, che divenne poi Università nel 1805, aprì le porte a studiosi stranieri di chiara fama, inviò i suoi docenti a seguire corsi di addestramento in Toscana, Francia e Inghilterra, finanziò le ricerche storiche di eminenti studiosi. Il vicerè si conquistò l’appoggio di studiosi come il Rossi, il Gambini, il Di Blasi, il Guerra.