Il Castello di Resuttano è una della più importanti attrattive turistiche dell’area. Un tuffo nella storia a pochi passi dal Casale di Emma, raggiungibile a piedi in pochi minuti.
Il Castello di Resuttano nella valle del fiume Imera Meridionale (Salso)
Il Castello di Resuttano è una storica costruzione risalente al XIV secolo, probabilmente sui resti di un vecchio casale di epoca normanna.
Appartenuto alla famiglia dei Ventimiglia è passato di mano in mano nel corso dei secoli fino ad arrivare all’ultimo proprietario privato, nostro zio, il notaio Antonino Manasia che lo ebbe in possesso dal 1910 fino al 1968, anno in cui morì. In eredità passò nelle mani di nostra zia Giuseppina, la moglie del notaio (“a nutara” come la chiamavano in paese) fin quando, alla fine del secolo scorso fu espropriato dalla Regione Siciliana con l’intento di restaurarlo e farne un’attrazione turistica.
In realtà da quando è stato espropriato alla nostra famiglia sono stati effettuatti soltanto degli affrettati interventi di consolidamento alle parti superiori. Si diceva, inoltre, che sarebbero stati fatti dei saggi per tentare una datazione. Saggi che in realtà non sono mai stati fatti.
Una visita al Castello di Resuttano in occasione della festa del Primo Maggio 2014
La storia del Castello di Resuttano
Gli Arabi, che dominarono la Sicilia dall’827 al 1091, capirono che il problema fondamentale dell’agricoltura siciliana era l’acqua. Per questo motivo valorizzarono le sorgenti (fawarra), scavarono pozzi, raccolsero l’acqua in canali (catusu) e cisterne (gibbia). Organizzarono il territorio in fattorie (rahàl) che rappresentavano in Sicilia un centro di convergenza e di propulsione di un’area agricola.
Una delle più importanti fattorie fu edificata ai piedi delle Madonie e fungeva da “porta di ingresso” dalla via del fiume ai centri madoniti. In questa fattoria nacque pertanto l’esigenza di erigere delle fortificazioni che assolvessero a questa funzione di difesa.
Il primo insediamento dell’area fu quindi proprio una fattoria fortificata (Rahàl-Suptanum), ovvero un edificio rurale e militare risalente al X secolo.
Quando la dominazione Araba fini per mano dei Normanni la fattoria fortificata rappresentò un’eccellente base di appoggio per le razzie dei Normanni ai limitrofi paesi madoniti che ancora resistevano alla conquista cristiana.
Una volta completata la conquista dell’isola i normanni si rivelarono ottimi organizzatori dello stato e introdussero, per la prima volta in Sicilia, il sistema feudale. Lungo le principali vie di comunicazione nacquero delle stazioni di posta che dovevano servire per consentire la sosta e la veloce ripartenza dei messaggeri del re. La stazione doveva tenere sempre pronti cavalli freschi, pane e sale per le staffette e alloggio per il loro riposo.
Il Castello di Resuttano si trovava proprio lungo una di queste vie principali di comunicazione tra Palermo e la strada che porta a Catania e Siracusa.
Per 200 anni il ponte levatoio del castello rimase in funzione per dare accesso e alloggio ai messaggeri del re e, almeno in una circostanza, anche al Re stesso. Nel 1337 infatti, re Federico II di Aragona, in seguito ai dolori della gotta, sostò al Castello di Resuttano e, credendo di non superare la notte, fece qui il suo famoso testamento in favore dei figli.
Successivamente, quando per due secoli la Sicilia fu lacerata tra opposte parzialità baronali, il Castello di Resuttano si trovò al confine tra i territori dei Ventimiglia (cui apparteneva, Conti di Geraci e Collesano, signori delle due Petralie) e quelli degli opposti Chiaramonte.
In seguito il Castello vide susseguirsi proprietari e vicende di scarsa importanza fin quando giunse nelle mani di Giuseppe Di Napoli, signore di Palermo e Principe di Resuttano che, nel 1625, edificò il paese nel feudo di Rachilepi e, dal nome del vecchio castello, chiamò “Resuttano”.
Nel 1910 il notaio Manasia portò a compimento la quotizzazione dell’ex feudo Castello, dell’estensione di 800 ettari, già di proprietà del principe di Resuttano ed, ultimamente, del senatore d’Alì. Venne diviso a 114 quotisti di Resuttano, Alimena e Bompietro e, contestualmente, da lui stesso acquistato.
La struttura del Castello di Resuttano
L’importanza del castello di Resuttano, dal toponimo di almeno parziale derivazione araba (rahl=’casale’), è dovuta in primo luogo alla posizione geografica, a quota 458 m s.l.m., sulle rive dell’Imera Meridionale, lungo la via che collegava Palermo con Catania.
Parzialmente trasformato e inglobato nei resti di una masseria, il nucleo del castello di Resuttano è in realtà una torre a due elevazioni.
Si capisce pertanto l’ambiguita della documentazione medievale che parla tanto di castrum che di turris: se giuridicamente l’edificio era considerato un castrum, dal punto di vista della consistenza si trattava di una robusta torre. Essa al piano terra presenta due vani di piccole dimensioni: quello a nord, voltato, era accessibile solamente dal soffitto ed era presumibilmente la cisterna della torre.
L’altro ambiente, a sud, presenta due feritoie, una delle quali trasformata in porta. L’accesso, in origine, avveniva però da una porta a quota del primo piano sulla parete est, con il concio di chiave decorato con lo stemma recante le iniziali di Francesco Berto Ventimiglia.
La porta era servita da una scala non più esistente. Al primo piano sono ancora visibili due finestre con stipiti ed archivolto in pietra da taglio, il cui concio di chiave reca lo stemma suddetto scolpito anche nelle basi ai lati delle stesse aperture.
Una scala a chiocciola in pietra da taglio allocata nello spessore murario ancora oggi in parte ben conservata consentiva l’accesso alla terrazza della torre.
Scheda Tecnica
- Denominazione: castello di Resuttano; castrum o turris Racalsubtani.
- Provincia: Caltanissetta.
- Comune: Resuttano.
- Ubicazione: contrada Castellazzo.
- Cartografia IGM: 260 ||| S:O: Resuttano.
- Dati catastali: Resuttano, F°2, part.1.
- Localizzazione storica: Val Demone.
Cronologia delle principali fasi storico-costruttive:
- XIV – probabile costruzione del castello.
- XVIII (?) – le strutture del castello vengono utilizzate per appoggio alle attività agricole del feudo.
- XVIII (metà) – il castello è semidistrutto. L’Amico ne descrive l’interno “coperto quasi di ruine” – Amico 1855-56, II, p. 425.
- XX (1996) – il castello, espropriato, diviene proprietà della Regione Siciliana.
- XX (1998) – la Soprintendenza BB. CC. AA. di Caltanissetta interviene con lavori d’urgenza per la salvaguardia delle strutture supersiti in attesa di restauro.
- Notizie storiche:
- 1322 – nel feudo di Resuttano esiste una masseria del conte di Geraci Francesco Ventimiglia; essa è amministrata da un curatolo – Mazzarese Fardella 1983, p. 41; Bresc 1986, II, p. 880.
- 1366 – il castello o piuttosto la turris di Resuttano è abitata dal solo custode – Sella 1944, p. 132.
- 1393 – re Martino I concede il castello ad Andrea Denti, a causa del tradimento dei Ventimiglia – Lo Vetere 1995, p. 17.
- 1396 – il castello, tornato in possesso dei Ventimiglia, passa da Antonio, conte di Collesano, al miles Francesco Berto Ventimiglia – Bresc 1986, II, p. 814.
- 1625 – concessione della licentia populandi alle origini dell’ attuale comune di Resuttano, sorto a pochi km. del castello – Davies 1979, p. 231.
- Proprietà attuale: pubblica (Regione Siciliana).
- Vincoli: L.1089/1939.
- Uso attuale: nessuno.
Stato di consistenza: resti fuori terra visibili che consentono una lettura ricostruttiva dell’ impianto.
Impianto planimetrico: blocco a pianta rettangolare regolare.
Rapporti ambientali: l’ importanza del castello di Resutttano, dal toponimo di almeno parziale derivazione araba ( rabl = ‘casale’), è dovuta in primo luogo alla posizione geografica, a quota 458 m s.l.m., sulle rive dell’Imera Meridionale, lungo la via che collegava Palermo con Catania. Probabilmente il castello sorse, oltre che per motivi difensivi, anche come stazione di posta lungo una delle principali vie naturali di comunicazione della Sicilia: la valle del fiume Imera Meridionale che, non lontano da Resuttano, si collega con quella del fiume Imera Settentrionale.
Descrizione: parzialmente trasformato e inglobato nei resti di una masseria, il nucleo del castello di Resuttano è in realtà una torre a due elevazioni. Si capisce pertanto l’ambiguità della documentazione medievale che parla tanto di castrum che di tussir: se giuridicamente l’edificio era considerato un castrum, dal punto di vista della consistenza si trattava di una robusta torre.
Essa al piano terra presenta due vani di piccole dimensioni: quello a nord, voltato, era accessibile solamente dal soffitto ed era presumibilmente la cisterna della torre. L’altro ambiente, a sud, presenta due feritoie, una delle quali trasformata in porta.
L’accesso, in origine, avveniva però da una porta a quota del primo piano sulla parete est, con il concio di chiave decorato con lo stemma recante le iniziali di Francesco Berto Ventimiglia. La porta era servita da una scala non più esistente.
Al primo piano sono ancora visibili due finestre con stipiti ed archivolto in pietra di taglio, il cui concio di chiave reca lo stemma suddetto, scolpito anche nelle basi ai lati delle stesse aperture.
Particolare del Castello di Resuttano
Veduta interna della maseria adiacente al Castello di Resuttano