Sistemata la situazione in Germania e concluso un accordo con i Comuni italiani, che formalmente dipendevano dall’impero, Enrico VI, che era diventato imperatore nel 1190 alla morte del padre, Federico I, scese in Italia, occupò la parte peninsulare del “Regnum” normanno ed il 28 ottobre 1194 giunse a Messina e proseguì per Catania e Siracusa.
Ritratto di Enrico VI
Morto Tancredi, i feudatari normanni erano, ormai, dalla parte di Enrico VI e la vedova di Tancredi, Sibilla, si affrettò a trattare la resa, rinunciando, a nome del figlio minorenne, Guglielmo, a qualsiasi diritto sul trono normanno. In cambio ottenne per il figlio la contea di Lecce ed il principato di Taranto. Il giorno di Natale del 1194 nella cattedrale di Palermo Enrico VI cinse la corona di re, ponendo, così, fine alla dominazione normanna nell’Italia meridionale.
Le scelte politiche operate da Enrico VI furono in funzione di sostegno dell’impero ed in quest’ottica si colloca il trattamento brutale che egli riservò, una volta diventato re, alla vedova di Tancredi ed ai suoi figli, violando i precedenti accordi. Essi furono arrestati e condotti in Germania con l’accusa di complotto contro il re.
Nei confronti delle città siciliane egli adottò una politica di repressione di qualsiasi forma di autonomia, dopo l’esperienza paterna nei confronti dei Comuni lombardi, e durissima fu la repressione di qualsiasi movimento anti-svevo, come quando alcuni baroni, sottraendosi al controllo della monarchia, elessero re Guglielmo Monaco, signore di Castrogiovanni.
La rivolta fu duramente repressa con metodi assai brutali, Guglielmo Monaco fu sottoposto al supplizio di una corona rovente, che gli fu posta sul capo alla presenza dell’imperatrice Costanza, sospettata di una qualche connivenza.
Enrico VI operò una ridistribuzione delle terre a favore dei cavalieri germanici che lo avevano sostenuto nella conquista e impose consistenti gravami fiscali, perchè aveva necessità di finanziare un progetto assai ambizioso: una crociata in Oriente, bandita nella dieta di Bari del 1195, per ottenere il favore del papa e conquistare i territori bizantini per unirli al Sacro Romano Impero in una sorta di rinascita dell’antico impero di Roma.
La crociata rientrava in una politica mediterranea di equilibrio alla quale nessun sovrano europeo poteva sottrarsi, ma rientrava soprattutto nei disegni di egemonia universale di Enrico VI. La spedizione partì al comando di Enrico di Kalden e di Corrado di Querfurt, ma Enrico VI morì nel 1197 a soli 32 anni per una infezione e la Sicilia ripiombò nel caos.
Enrico VI e Costanza d’Altavilla