La nuova nobiltà degli uffici e della finanza amava ostentare un lusso sfrenato, che si evidenziava innanzitutto nell’edilizia pretenziosa e ricca di effetti scenografici dei palazzi nobiliari dalle facciate ricche di ornamenti.

Analogo proliferare troviamo anche nelle costruzioni ecclesiastiche: chiese,monasteri, oratori, seminari aumentarono in numero impressionante, mentre era, invece, in decadenza l’edilizia difensiva (rocche e fortezze), le cui costruzioni esistenti spesso furono adibite ad altri usi.

I nuovi nobili gareggiavano con gli antichi baroni per il lusso della vita che conducevano nei loro palazzi, che si evidenziava nelle ricche livree dei loro numerosi servi, nelle carrozze tirate quasi tutte da quattro cavalli, nell’arredamento classico ricco di oggetti preziosi, nelle feste sontuose e frequenti, nei gioielli e nei vestimenti, che uomini e donne ostentavano.

Anche i castelli rurali della vecchia nobiltà risentirono di questa nuova moda e molte ville furono modificate e rese sempre più simili ai palazzi nobiliari cittadini (ne è un esempio la villa Branciforti nella campagna di Cammarata). Fu necessario da parte del governo emanare leggi suntuarie (durante il ‘500 ne erano state emanate almeno cinque) per arginare il lusso sfrenato, ma esse rimasero inosservate. Per contro nei luoghi appena fuori dai centri abitati imperversavano ladri, vagabondi, banditi, fenomeno che determinava nelle campagne uno stato endemico di disordine ed il conseguente trasferimento di clero e nobili in città.

La “nuova” nobiltà degli uffici e della finanza amava ostentare un lusso sfrenato, che si evidenziava innanzitutto nell’edilizia pretenziosa e ricca di effetti scenografici dei palazzi nobiliari dalle facciate ricche di ornamenti. Analogo proliferare troviamo anche nelle costruzioni ecclesiastiche: chiese, monasteri, oratori, seminari aumentarono in numero impressionante, mentre era, invece, in decadenza l’edilizia difensiva (rocche e fortezze), le cui costruzioni esistenti spesso furono adibite ad altri usi. 

Anche i castelli rurali della vecchia nobiltà risentirono di questa nuova moda e molte ville furono modificate e rese sempre più simili ai palazzi nobiliari cittadini (ne è un esempio la villa Branciforti nella campagna di Cammarata). Fu necessario da parte del governo emanare leggi suntuarie (durante il ‘500 ne erano state emanate almeno cinque) per arginare il lusso sfrenato, ma esse rimasero inosservate. Per contro nei luoghi appena fuori dai centri abitati imperversavano ladri, vagabondi, banditi, fenomeno che determinava nelle campagne uno stato endemico di disordine ed il conseguente trasferimento di clero e nobili in città. Catania, Palermo vedevano aumentare sempre più il numero di furti, sequestri, estorsioni, che non di rado vedevano la partecipazione di soldati spagnoli non pagati.

Assistiamo, quindi, alla rottura dell’equilibrio città-campagna: la città mascherava con il suo fasto una strategia di continua oppressione della campagna e dei ceti produttivi in generale, alimentando un disagio sempre crescente, che minacciava di sfociare in una rivoluzione. sempre crescente, che minacciava di sfociare in una rivoluzione.