Dolci tipici della tradizione e della cultura dei vari centri minerari siciliani in occasione delle principali solennità religiose e delle più importanti ricorrenze festive dell’isola
Cassata siciliana, tipico dolce siciliano
In occasione di grandi solennità religiose o di feste familiari tutti hanno la consuetudine di preparare dei dolci caratteristici della pasticceria artigianale siciliana; alcuni di questi si mangiano solo per una data festività, in altro periodo sembrerebbero fuori luogo.
Per Carnevale si mangiano “cuddireddi, testi di turchi, ravioli e sfingi“; i primi si fanno con farina e uova, impastati con cura e foggiati in maniera caratteristica giacché alla pasta si fa assumere una forma rotondeggiante e costituita in piccole corone che vengono fritte.
I medesimi ingredienti si usano per preparare i “testi di turchi“, che variano soltanto nella forma; questi dolci sono tipici a Delia, mentre a Canicattì si fa la “gniccolata” con lo stesso tipo di impasto. Per quanto riguarda le “sfingi“, c’erano tre tipi, di pasta, di latte e d’uovo; le prime sono costituite di pasta molto lievitata che, presa con grandi cucchiai, viene fritta in olio bollente, dove assume una forma rotondeggiante. Gli altri due tipi prendono il nome dal latte o dalle uova che entrano nella loro composizione.
In occasione della Pasqua sono comuni “li cannilera“, delle uova infornate su cui stanno appollaiati dei pulcini di pasta; talvolta le uova si pongono nello stomaco di grandiosi “pupi di pasta“, raffiguranti per lo più Santa Lucia o Santa Rosalia.
Caratteristici sono inoltre “li moscardini“, chiamati a Sommatino “gangareddi“, fatti con farina di “majorca” e zucchero, come anche “li mustazzola” e “li cavatuna di vinu cuottu“.
I cuddureddi sono dei dolci tipici siciliani di forma rotondeggiante come delle piccole corone
Una grande quantità di dolciumi viene preparata per il giorno della commemorazione dei defunti, per farli trovare ai bambini, mentre in molti paesi tra cui Canicattì, Delia, Sommatino, Serradifalco, c’è la consuetudine di mangiare “li muffuletti“, dei panini di farina impastata con acqua abbondantissima; dopo cotti essi vengono conditi con olio, acciughe, sarde salate o soltanto con ricotta o carne: grande folla nei pubblici forni in detto giorno, come per Natale o anche per S. Martino.
A Natale si fanno “li purciddata“, “uccidata” a Mazzarino, cioè dei pani farciti con fichi secchi bolliti, mandorle, uva passa; alcuni mettono anche del vino cotto nonché del pepe. A Mazzarino è consuetudine dare agli “uccidata“, come a Delia e in molti altri paesi, la forma di una borsetta col manico; i bambini infilano attraverso il vuoto il ciuffo di un “giafagliuni“, così vanno in giro cantando:
Cu lu carduni e lu giafagliuni
A masciu Pasqualuni
Ci ammu allustrari lu stivaluni.
Altri dolci caratteristici sono la “cubaita” e la “brustolita“; la prima è composta di mandorle dimezzate e zucchero, l’altra di “spicchi” sani di mandorle.
La “cassata” è il comune “pane di Spagna”, dentro e sopra il quale si mettono creme di vario tipo; il suo uso è comune per la Pasqua, che rappresenta la tipica festa “ppi ‘ncignarsi vesti novi“, per indossare cioè degli abiti nuovi. A tal proposito corre questo detto:
Pasqua di cassati
Si viestinu li criati
Pasqua di ciuri
Si viestinu li Signuri.
Le sfingi rappresentano uno dei tipici dolci degli zolfatai