Una seconda rivolta di schiavi esplose verso il 104 e fu guidata da un certo Salvio. Il motivo occasionale fu un editto del Senato romano, che prescriveva il rilascio degli alleati ridotti in schiavitù.
Gli schiavi quando fecero la rivolta per evitare l’affronto decisero di uccidersi tra loro.
In Sicilia si presentò dinanzi al governatore di Siracusa un numero stragrande di schiavi. Dopo averne liberati un certo numero, il governatore sospese l’operazione, ma gli schiavi, invece di tornare dai loro padroni, insorsero sotto la guida di Salvio. Anche gli schiavi della Sicilia occidentale insorsero; erano guidati da Atenione.
Salvio, che aveva competenze militari considerevoli e probabilmente non era uno schiavo, si fece eleggere re con il nome di Trifone ed usava ammantarsi di toga purpurea e circondarsi di littori con i fasci, secondo l’usanza romana. I ribelli erano in numero minore rispetto all’insurrezione del 139, ma erano meglio addestrati.
Essi furono chiamati "Siriani" in onore di Euno, capo della prima rivolta, che era siriano. I Romani, però, questa volta affrontarono la situazione senza leggerezze e la rivolta fu repressa da M. Aquilio. Gli schiavi periti in battaglia furono numerosissimi e da quel momento in poi fu proibito agli schiavi di portare armi.
La Sicilia, tutto sommato, non ricevette grande danno da queste rivolte e tornò ben presto ad essere ricca e prospera. Nè le rivolte servili, nè l’esosità del fisco romano avevano distrutto la sua prosperità.