I rapporti tra Siculi e Greci erano pacifici e improntati a scambi di carattere commerciale
La fondazione di Akragas presuppone una larga frequentazione abitata dai Sicani
I Greci scambiavano i loro prodotti artigianali con le derrate agricole dell’interno.
Le città costiere attiravano i Siculi dell’interno, che si inurbavano e talvolta erano in numero così consistente da ribellarsi ai Greci e sostituirsi a loro nel governo delle città, pur mantenendo intatta la struttura data dai Greci, di cui riconoscevano la superiorità culturale.
Gela e Siracusa conobbero rivolte di questo tipo.
Le notizie sui rapporti tra Greci e indigeni Siculi ci giungono dalle fonti letterarie (Tucidide, Diodoro Siculo) e dalle fonti archeologiche.
Indubbiamente i Siculi riconobbero la superiorità dei Greci sia dal punto di vista politico che da quello culturale. Il processo che porta alla ellenizzazione dell’isola potrebbero non essere manifestazione della volontà dei Greci di assicurarsi il controllo dell’isola, ma piuttosto iniziativa degli indigeni desiderosi di assimilare modelli di civiltà piu’ elevati.
La Sicilia assunse un aspetto greco. Le città avevano la piazza centrale (agorà) e, fuori dalla città, il cimitero (necropoli).I templi erano di stile dorico. Il primo tempio greco fu eretto a Siracusa nel VI sec. a.C. vicino al ponte che collega Ortigia con la terraferma ed era dedicato ad Apollo.
Ad esso ne seguirono altri in tutta la Sicilia. I rapporti culturali con la Grecia erano continui e poeti, architetti, filosofi, chiamati da mecenati, venivano in Sicilia.
Questa pingue civiltà amava ostentare la sua ricchezza soprattutto nelle costruzioni monumentali.
Akragas (Agrigento) era, secondo gli storici antichi, una delle città più ricche e ciò è confermato dagli otto o nove templi costruiti tra il 480 a.C. e la fine del secolo.
La costruzione di un tempio, anche se in pietra tenera e non in marmo come in Grecia, era un onere notevole per la comunità, soprattutto in termini di manodopera.
Splendidi complessi edilizi sono venuti alla luce dagli scavi archeologici, come, ad esempio, a Selinunte.
La base della prosperità economica della Sicilia era l’agricoltura, favorita dalla eccezionale fecondità del suolo. Non meno fiorente era l’artigianato.
Il tempio greco era chiamato Naos all’interno del quale era collocata la statua della divinità a cui era dedicato il tempio