La città egemone del periodo bizantino fu Siracusa, che visse un periodo di grande splendore quando l’imperatore Costante II nel 663 vi si trasferì con la corte imperiale, restandovi per circa cinque anni.

Moneta d'argento dell'impero bizantino

Hexagram di Costante II e suo figlio Costantino IV

Costante perseguiva forse il sogno di fare rinascere l’impero romano e comunque la scelta della Sicilia come sede dell’impero sottolineava l’importanza strategica ed economica che l’impero le attribuiva nella lotta contro gli Arabi per il mantenimento dei possedimenti d’occidente.

Un aspetto importante dell’insediamento di Costante II in Sicilia fu quello monetario, infatti sotto di lui la zecca di Siracusa cominciò a battere moneta aurea e alla fine del VII sec. le emissioni auree siracusane avevano una circolazione così diffusa da raggiungere il mar Nero e il Chersoneso Tracico, eguagliando per importanza quelle di Costantinipoli.

Siracusa fu successivamente l’animatrice della resistenza contro i Musulmani, finchè cadde nelle loro mani nell’878, dopo essere stata per secoli la città più importante della Sicilia e, in certi periodi, la più ricca e potente dell’Europa.

I Siciliani, però, non trassero vantaggi dall’ospitare la sede dell’impero, perchè questo si tradusse in un peso finanziario intollerabile, a cui si aggiungeva il dispotismo di Costante II, che fu assassinato nel 668 da una congiura di palazzo.

Una sollevazione popolare acclamò imperatore Mezezio, giovane aristocratico armeno. La secessione ebbe breve durata, perchè in figlio di Costante II, Costantino IV, arrivò da Costantinopoli alla testa di un esercito e sedò la ribellione.

La capitale fu riportata a Costantinopoli, mentre la Sicilia rimase preda delle sempre più frequenti incursioni musulmane.

L’eliminazione di Costante II aveva messo in luce l’esistenza di mire secessionistiche da parte delle alte gerarchie militari di Sicilia, mire che si accentueranno negli anni seguenti.

Alla fine dell’VIII sec. la “riforma tematica” determinò la ruralizzazione e la territorializzazione dell’esercito e favorì il livellamento etnico, linguistico, culturale e religioso, che incrementò le tendenze secessionistiche.

Alcune vicende di questo periodo sembrano testimoniare l’esistenza in Sicilia di una comunità greco-sicula, con identità propria rispetto a Costantinopoli, che manifestava propositi di secessione e di indipendenza e pensava di realizzarli sfruttando la contrapposizione tra Costantinopoli e gli Arabi.

Emblematico è il caso del governatore di Sicilia, Elpidio, che si ribellò a Costantinopoli nel 781 e, inseguito dall’esercito imperiale, si rifugiò in Africa presso gli Arabi, che gli fecero buona accoglienza e lo riconobbero imperatore.

Altro caso emblematico all’inizio del IX sec. è quello di Eufemio, turmarca (comandante) di una flotta bizantina, che, condannato nell’826 dall’imperatore per un delitto rimasto oscuro, si ribellò e si recò in Africa, da dove tornò in Sicilia con un drappello di Arabi.

Con l’aiuto di questi ultimi e dei soldati siciliani uccise lo stratego Fotino e si fece proclamare imperatore, progettando l’amministrazione autonoma dell’isola.

Egli fu ucciso a tradimento dai governatori di due province, Michele e i cugini Palatas. Costoro fuggirono in Africa e ne ritornarono il 16 giugno dell’827 con 700 cavalieri e 10.000 fanti arabi.Sbarcarono a Mazara e di lì dilagarono in tutta la Sicilia.

Palermo cadde nelle mani degli Arabi nell’831; Enna nell’858-859; Siracusa nell’878; Taormina nel 902-903; Rometta, ultimo baluardo, nel 965.

Le alte gerarchie bizantine avevano ormai sgomberato l’isola, i Greci rimasti, appartenenti alle classi più umili, si fondevano definitivamente con la popolazione autoctona.

Mappa delle battaglie arabo-bizantine

Mappa dei conflitti navali bizantino-arabi dal VII secolo al 1050ca