Gli Arabi di Maometto, dopo la sua morte, portarono la “guerra santa” fuori dai confini dell’Arabia travolgendo, con strepitose vittorie, l’impero persiano e quello bizantino e divenendo così padroni di un immenso impero di cui fu eletta capitale Damasco.
Mappa raffigurante l’espansionismo arabo nel Mediterraneo durante la guerra santa
Dopo la morte di Maometto nel 632 gli Arabi portarono la "guerra santa" contro gli infedeli fuori dai confini dell’Arabia e attaccarono l’impero persiano e l’impero bizantino, due colossi che in tale impatto rivelarono la loro debolezza.
Gli Arabi, dopo avere riportato su Bizantini e Persiani strepitose vittorie, annientarono l’impero persiano ad est, mentre ad ovest dilagarono in Asia Minore, Egitto, Africa settentrionale.
Nel 661 essi si trovavano padroni di un impero immenso e la capitale fu trasferita dalla Mecca a Damasco.
Nel 711 gli Arabi sbarcarono dall’Africa in Europa, a Gibilterra, e invasero la Spagna visigota. Diretti in Francia, furono fermati nel 732 a Poitiers da Carlo Martello, fondatore della dinastia carolingia.
La grande moschea degli Omayyadi, a Damasco, eretta intorno al 710 d.C., la più importante delle opere di monumentalizzazione della nuova capitale dell’impero arabo