La conquista araba rappresentò per la Sicilia una svolta epocale.
Essa cancellò l’impronta greco-romana, per dare vita ad una società nuova per lingua, religione, cultura, sistema economico e sociale, struttura politica.
Esempio di moschea musulmana, tipico edificio religioso costruito dagli Arabi durante la dominazione in Sicilia
Possiamo dire che essa segnò l’inizio del Medioevo siciliano, che elaborò una nuova civiltà arabo-normanna, dal momento che i Normanni si innestarono sulla civilta’ araba e favorirono la fusione delle due civiltà.
L’odierna società siciliana vede dominare lo spirito arabo-normanno-ispanico, che si evidenzia più marcatamente nella parte occidentale dell’isola.
La capitolazione di Taormina nel 902 segnò il compimento della conquista araba della Sicilia, anche se restava ancora qualche presidio bizantino. La presenza degli Arabi, nonostante il giudizio positivo dello storico M. Amari, non fu esente da contrasti, infatti i fasti della civiltà araba si evidenzieranno nel periodo normanno, durante il quale i nuovi conquistatori favorirono la fusione delle due civiltà.
La dominazione islamica, intransigente sotto certi aspetti, fu moderata sotto altri, perché non distrusse ogni ordine esistente, ma stabilì delle precise regole di convivenza. Gli Arabi non costringevano i popoli dei paesi conquistati a convertirsi all’islamismo, ma riconoscevano loro la particolare condizione giuridica di sudditi tributari.Essi erano privati dei diritti politici, il che presentava dei vantaggi, dal momento che erano esentati dal servizio militare.
I Musulmani penetrati in Sicilia non erano gli Arabi del deserto, selvaggi e primitivi, ma popolazioni di antichissima civiltà convertite all’islamismo: Siri, Persiani, Egizi, Berberi, Andalusi, provenienti dalla Siria, dalla Mesopotamia, dall’Egitto, dall’Africa settentrionale, dalla Spagna. Lo stesso condottiero della flotta sbarcata a Mazara, il sessantasettenne Asad ibn al-Furat, era un dotto musulmano proveniente dalla Mesopotamia.
La conquista della Sicilia segnò l’inizio di lotte per il potere tra i Musulmani. Prevalse, alfine, l’autorità dell’emiro dell’Africa Ziyadat Allah, che nell’ 833 impose come suo luogotenente a Palermo Abu Fihr. Quando nel 910 la dinastia degli Aghlabiti fu abbattuta da quella dei Fatimiti, che ad essa si sostituì, i fuorusciti Aghlabiti fecero della Sicilia il centro della resistenza contro il nuovo califfato.
Le lotte continuarono finché i Fatimiti concessero una certa indipendenza alla Sicilia sotto il governo dell’emiro Hasan ibn Ali (948-953) della famiglia dei Kalbiti, e per oltre sessant’anni la Sicilia godette di questa autonomia, dal momento che la sua dipendenza dal califfato d’Egitto consisteva soltanto in omaggi formali, mentre di fatto l’emiro governava l’isola in piena indipendenza. La sua carica divenne ereditaria e rimase prerogativa della famiglia dei Kalbiti.