La città egemone della Sicilia nel periodo arabo fu Palermo, che rivestì lo stesso ruolo che Siracusa aveva avuto nella storia precedente.
Il territorio dell’isola fu diviso in distretti, chiamati val, amministrati da un vali’, alto ufficiale.

Edificio in stile arabo durante la dominazione araba in Sicilia

Palazzo Forcella, esempio di stile arabo situato nel quartiere della Kalsa a Palermo

Essi erano il Val di Mazara (Sicilia occidentale), il Val di Noto (Sicilia orientale e meridionale), il Val Demone (Messina e territori circostanti). I distretti facevano capo all’ufficio centrale per il demanio ed i redditi di Palermo, detto diwan, che aveva sede nel quartiere della Kalsa.

Palermo, capitale della Sicilia musulmana, divenne una grande città.La conquista musulmana fece affluire a Palermo genti numerose e diverse: Arabi, Berberi, Persiani, che si aggiunsero a Greci, Longobardi, Ebrei, Slavi. La città, che faceva centro al castello, che i Musulmani chiamavano Cassaro, era inadeguata alle nuove esigenze ed i nuovi governanti costruirono nuovi quartieri.

Fu allora che nacque nel 937 sotto i Fatimiti la Kalsa, quartiere fortificato fuori dalle antiche mura, dove ebbero sede l’emiro, i suoi funzionari ed i capi militari. Nacque, inoltre, il quartiere popolare degli Schiavoni, forse abitato dagli schiavi, il quartiere degli Ebrei ed il quartiere nuovo, collegato agli altri due dai mercati principali.

Testimonianze storiche ci riferiscono che Palermo aveva 500 moschee. Dell’edilizia e dell’architettura del periodo arabo restano poche tracce, perché i Musulmani si preoccupavano più della bellezza delle costruzioni che della loro solidità, sicché molte di esse, costruite in pietra di tufo, non hanno resistito all’oltraggio del tempo.

Palermo si sviluppò non soltanto dal punto di vista urbanistico, ma si arricchì di attività artigianali e commerciali. Analoga trasformazione subirono le altre città della Sicilia, che cominciarono a sentire i benefici effetti del nuovo regime.

I Musulmani adottarono una politica economica illuminata con una più equa distribuzione del carico fiscale rispetto ai Bizantini e una notevole promozione dell’agricoltura, che determinò la ripopolazione delle campagne siciliane. La presenza dei Musulmani contribuì a far diminuire l’estensione del latifondo a favore della piccola proprietà, dal momento che la legge islamica relativa alle successioni prevedeva che la proprietà terriera fosse divisa tra gli eredi. Il latifondo riprese ad incrementarsi nel secolo XII.

Quello che noi apprezziamo degli Arabi in Sicilia non è il loro impeto guerriero, ma la loro abilità di agricoltori e mercanti, la loro industriosità, che fece di Palermo una città splendida, la loro cultura, che improntò in modo indelebile la civiltà siciliana anche sotto i Normanni e gli Svevi.

La conquista araba portò anche dei danni non soltanto per le inevitabili devastazioni della conquista, ma anche perché molte foreste furono distrutte per portare in Africa carichi di legname da impiegare nell’industria navale, infatti l’Africa mancava di legno duro e una flotta efficiente era necessaria per mantenere la supremazia nel Mediterraneo.