In Sicilia vigeva per le zolfare il regime fondiario, che dava al proprietario del suolo la disponibilità del sottosuolo, con il solo vincolo della corresponsione della tassa di “aperiatur”. Nel 1865 il codice civile ammise l’affrancabilità del canone enfiteutico e vi fu uno spezzettamento della proprietà fondiaria e mineraria.

Gancio traino di un’attrezzatura della miniera Gessolungo di Caltanissetta – Foto di Vincenzo Santoro

In Sicilia vigeva per le zolfare il regime fondiario, che dava al proprietario del suolo la disponibilità del sottosuolo, sicché i giacimenti minerari erano legati alla proprietà fondiaria e ne seguivano le vicende. Questo legame fu il principale ostacolo allo sviluppo dell’industria mineraria zolfifera, perché i proprietari erano, in genere, nobili latifondisti, che dimostravano nei riguardi del sottosuolo lo stesso atteggiamento assenteistico che avevano nei riguardi della proprietà fondiaria.

Dopo l’abolizione dei diritti feudali nel 1812 il nuovo codice civile borbonico del 1819 ribadiva il legame tra la proprietà del suolo e quella del sottosuolo e la legislazione mineraria del 1826 confermava la libera disponibilità del sottosuolo da parte del proprietario, che aveva il solo vincolo della corresponsione della tassa di "aperiatur". Quando nel 1865 il codice civile ammise l’affrancabilità del canone enfiteutico, vi fu uno spezzettamento della proprietà fondiaria e mineraria insieme, a cui contribuì più tardi la vendita dei beni ecclesiastici.

La parcellizzazione della proprietà, le condizioni geologiche dei giacimenti zolfiferi, spesso affioranti a pochi metri di profondità, la facilità iniziale delle coltivazioni spiegano il sorgere di una miriade di piccole coltivazioni esercitate da gruppi di lavoratori appartenenti, non di rado, ad una stessa famiglia. Si formò, così, un artigianato delle zolfare, che ebbe un grande sviluppo specialmente dopo il 1830 e che si protrasse ancora per molti anni.

Il regime fondiario rimase in vigore in Sicilia, limitatamente alle zolfare, anche dopo l’unità d’Italia. L’esigenza di demanializzazione del sottosuolo fu oggetto di varie richieste, che approdarono anche in Parlamento, ma i giacimenti zolfiferi ebbero un nuovo regime giuridico solo nel 1927, quando già l’industria zolfifera siciliana versava in condizioni precarie.