La politica di Ruggero II fu innanzitutto diretta a consolidare e ad estendere la sua posizione nel bacino del Mediterraneo
Statua in pietra raffigurante Ruggero II il normanno sovrano reggente in Sicilia dal 1112 al 1154
La politica di Ruggero II fu innanzitutto diretta a consolidare e ad estendere la sua posizione nel bacino del Mediterraneo, come testimoniano il matrimonio consigliato alla madre e la spedizione che egli organizzò nel 1118 nell’Africa settentrionale, dove i Normanni esportavano grano e tenevano agenti commerciali.
Approfittando delle discordie sorte tra Ziriti e Berberi, Ruggero II intervenne con una flotta, per tentare la conquista, ma fu sconfitto.
Nel 1127 morì Guglielmo, duca di Puglia e di Calabria, senza lasciare eredi.
Ruggero II pose la sua candidatura alla successione nei territori normanni del Sud-Italia. Incontrò in tal senso l’opposizione del papa Onorio II, che era contrario alla unione di tutti i possedimenti normanni sotto una sola persona, ma alla fine il papa dovette cedere di fronte alla molteplicità di interessi contrastanti e dette l’investitura di Puglia, Calabria e Sicilia a Ruggero II, che accettava, però, di restare sotto la signoria della chiesa di Roma.
Forte di questo riconoscimento, Ruggero II convocò in assemblea a Melfi nel 1129 i baroni dei suoi domini, tra cui c’erano molti oppositori, e li costrinse al giuramento di fedeltà a lui ed ai suoi figli, imponendo la proibizione di guerre private, il mantenimento dell’ordine ed il riconoscimento della giustizia ducale come l’unica che dovesse dirimere le controversie.
Alla morte di Onorio II si aprì per la Chiesa uno scisma, che vide contrapposti due papi: Innocenzo II e Anacleto II.
Ruggero fu il solo principe cristiano a schierarsi con l’antipapa Anacleto II ed approfittò della situazione per farsi da lui incoronare re di Sicilia, Puglia e Calabria, titolo trasmissibile ai suoi eredi.
Questo riconoscimento ebbe un grande significato perchè l’autorità di Ruggero, già resa legittima dalla infeudazione, diventava la più alta del regno e lo metteva al di sopra degli altri feudatari, la cui autorità emanava da lui.
Egli fu incoronato re nella cattedrale di Palermo (trasformata in moschea nel periodo arabo) la notte di Natale del 1130.
Un mosaico della chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, detta Martorana, raffigura l’incoronazione di Ruggero II da parte di Cristo stesso.
Il papa legittimo Innocenzo II lo scomunicò e gli mosse guerra. Ruggero lo sconfisse e lo fece prigioniero, ottenendo il ritiro della scomunica ed il riconoscimento del titolo di re, anche se in cambio dovette accettare l’investitura papale, che di fatto non diminuiva i suoi diritti sovrani, e garantire che la capitale del regno sarebbe rimasta in Sicilia.
L’isola veniva, così, ad essere il centro del regno, che Ruggero II cercò di organizzare in modo tale che, pur continuando ad esistere le giurisdizioni di tipo feudale, esse fossero coordinate dalla superiore autorità del re in un sistema accentrato.
Costante fu la preoccupazione di tenere a freno la forza centrifuga dei feudatari.
Uno strumento di controllo del potere baronale furono le Assise, un testo di leggi basate sul diritto romano promulgate da Ruggero II, che suggeriva le direttive dell’organizzazione statale e stabiliva norme che garantissero pace e giustizia.
Una di queste leggi escludeva dalla classe feudale chi non fosse nato figlio di cavaliere, garantendo così la purezza della casta feudale.