All’arrivo in Sicilia di Ruggero trova un’organizzazione ecclesiastica decimata da due secoli di dominazione islamica però limitata alla sede vescovile di Palermo, con pochi monasteri di rito bizantino
Particolare di un luogo di culto normanno in Sicilia
Al suo arrivo in Sicilia Ruggero trovò un’organizzazione ecclesiastica fortemente decimata da due secoli di dominazione islamica e che era limitata alla sede vescovile di Palermo, ospitata in un edificio assai modesto, ed a pochi monasteri di rito bizantino.
In ottemperanza al concordato di Melfi del 1059, con il quale i Normanni si impegnavano alla cristianizzazione dell’isola ancora da conquistare, Ruggero favorì la fondazione di monasteri basiliani, dal momento che prevalevano i fedeli di culto greco, ma favorì anche l’insediamento del clero cattolico per avviare un processo di latinizzazione che, affidato agli Altavilla dal medesimo concordato, dava ad essi il ruolo di protagonisti nella società normanna.
Ruggero non restituì mai alla Chiesa di Roma il patrimonio confiscatole in Sicilia dai Bizantini, ma fu molto generoso con i prelati ed i monasteri siciliani, ai quali elargì consistenti donazioni per averne l’ appoggio.
Furono istituiti i vescovati di Troina, Agrigento, Catania, Mazara e Siracusa, affidati a prelati latini provenienti dall’Italia e dalla Francia.
La scelta dei vescovi operata da Ruggero era, però, funzionale al consolidamento della conquista normanna e questo faceva sorgere dei problemi nei rapporti con il pontefice, dato che in quel momento il problema della scelta e della investitura dei vescovi era una questione spinosa.
Per trattare di questo problema lo stesso pontefice Urbano II venne nel 1088 in Sicilia per incontrarsi a Troina con Ruggero.
Quale fosse il compromesso raggiunto non è dato sapere, ma si può legittimamente supporre che esso fosse favorevole al granconte alla luce degli sviluppi futuri.
Urbano II confermò l’elezione dei vescovi di Sicilia scelti da Ruggero; con una bolla pontificia nel 1098 riconobbe al granconte i diritti di Legazia apostolica, che comportavano esercizio di potere e di controllo sulle istituzioni ecclesiastiche dell’isola in assenza del legato pontificio.
Il granconte poteva pretendere che le questioni ecclesiastiche fossero discusse in Sicilia al suo tribunale senza ricorrere a Roma. Nell’esercizio di questa autorità Ruggero aveva il diritto di portare l’anello, il bastone pastorale, la dalmatica.
La concessione della Legazia apostolica documenta la posizione di grande prestigio di cui godeva Ruggero nel mondo occidentale, unico degli Altavilla dopo la morte di Roberto il Guiscardo.
Al prestigio si accoppiò notevole potenza e ricchezza, infatti egli potè dotare principescamente le sue figlie, che andarono spose una a Carlomanno, re d’Ungheria, l’altra a Corrado, figlio dell’imperatore d’Occidente Enrico IV.
Il granconte non riuscì, però, a sviluppare i suoi ambiziosi progetti di politica interna ed estera, perchè la morte lo colse a Mileto, capitale della contea, il 22 giugno 1101.
Lasciava due figli minorenni, Simone e Ruggero, rispettivamente di otto e sei anni. Reggente fu la madre, Adelasia del Vasto, figlia di un marchese piemontese, che Ruggero aveva sposato in terze nozze nel 1089 all’età di 60 anni.