Ruggero II, primo re di Sicilia, fu uno dei governanti più autorevoli dell’Europa

dominazione normanna in sicilia

L’espansione dell’impero normanno nel sud Italia e in Sicilia sotto la reggenza di Ruggero II

Fu in grado di affrontare vittoriosamente l’impero d’Oriente, l’impero d’Occidente, il papa; conquistò una vasta zona del Nord-Africa e aspirò al trono di Costantinopoli.

Egli conosceva sia il greco che l’arabo ed ebbe grande interesse per le scienze e per la tecnica. Amava circondarsi di lusso perchè lo splendore della sua corte fosse funzionale al concetto di monarchia semidivina di tipo orientale.

Giustiniano fu il suo modello, come testimoniano le Assise, che egli promulgò per sottolineare le sue prerogative di legislatore.

Sotto il suo regno Palermo divenne più ricca e più grande di Roma; Messina divenne un importante centro commerciale, il suo porto era uno dei più grandi del Mediterraneo.

Ruggero II si appoggiò a un’ efficiente burocrazia dipendente direttamente dal re per non dare potere politico ai feudatari.

I nobili che facevano parte della Curia erano emanazione dell’autorità del re, e non già suoi controllori, ed anche il parlamento dipendeva totalmente dall’autorità regia.

Nei confronti della Chiesa egli esercitò la più larga autonomia nella scelta dei vescovi, a cui donò consistenti feudi, così come dotò riccamente i monasteri.

La latinizzazione della Chiesa siciliana era vista da Ruggero II come un modo per farne uno strumento nelle sue mani e ne è testimonianza la costruzione della Cappella Palatina, consacrata il 29 giugno 1140, destinata a servire il "culto della religione e della monarchia", come si legge nella "Omilia" recitata in quell’occasione da Filigato da Cerami alla presenza del re.

Gli ultimi anni del regno di Ruggero II furono caratterizzati da un atteggiamento antimusulmano ed antiebraico, sintomo evidente del rapporto sempre più stretto tra regno e clero latino, che in Sicilia aveva un ruolo sempre più importante.

Ne è testimonianza evidente la condanna al rogo dell’amiratus Filippo di Mahdia, musulmano convertito al cattolicesimo e preposto a Palermo all’amministrazione del palazzo regio.

Egli, a cui Ruggero II aveva affidato il comando della flotta che conquistò Bona, presso Tunisi, fu accusato di essersi comportato con troppa generosità nei confronti della classe dirigente di Bona, atteggiamento verso i vinti che in altri periodi era stato di prammatica, e condannato al rogo.

L’episodio mette in luce le difficoltà di convivenza tra musulmani e cattolici nel momento in cui andava incrementandosi una classe dirigente costituita in prevalenza dal clero latino, a cui Ruggero II doveva dare adeguate risposte.