Sette immensi iceberg di lava rappresa, dei quali emerge solo una piccola parte, ancorati al fondo del mare: anche questi possono sembrare le sette isole che formano l’arcipelago delle Eolie.

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Panorama delle Isole Eolie. Scorcio su Lipari

Sette immensi iceberg di lava rappresa, dei quali emerge solo una piccola parte, ancorati al fondo del mare: anche questi possono sembrare le sette isole che formano l’arcipelago delle Eolie avvicinandosi ad esse da Milazzo.

Grandi viaggiatori del passato come Houel, Dumas, Salvatore d’Austria, Dumas, De Dolomieu, Spallanzani le hanno descritte in modi anche più fantasiosi dopo aver attraversato queste acque a bordo di schifazzi, speronare, tartane e ogni altro tipo di imbarcazioni meno veloci e sicure di un aliscafo.

I fondali delle isole scendono a precipizio fino a 2.000 metri di profondità e si può immaginare la potenza e la quantità di magma che devono essere state emesse dalle immani eruzioni che hanno prodotto queste isole a partire da 700.000 anni fa. Per il piacere dei visitatori di ogni epoca, il magma emesso dalla instancabile congrega di ben “12 vulcani” è stato levigato, abraso, sfondato dal mare, eroso dal vento e dalla pioggia creando un insieme vario di straordinari angoli costieri dove sono state generate grotte, scogliere, obelischi, faraglioni, lisce pareti a strapiombo, spiagge nere, inscritte in un mare straordinario.

Il fertile suolo vulcanico ha favorito l’insediamento dell’uomo che ha ricoperto ogni metro di terreno utile di muretti a secco e terrazzamenti per le coltivazioni agricole tradizionali.

I primi a raggiungere le Eolie, a bordo di fragili e rudimentali imbarcazioni, sono stati agricoltori, pastori e commercianti del neolitico medio (solo in quel periodo storico l’uomo aveva imparato a navigare) che sull’isola avevano trovato “l’oro nero” dell’epoca: l’ossidiana (durissimo minerale ideale per costruire punte di armi e utensili).

Si sono insediati soprattutto sull’isola più grande, Lipari, costruendo le loro capanne su un grande spuntone di pietra lavica (l’attuale Rocca del Castello) su cui, per i successivi millenni, ogni civiltà succedutasi ha costruito (una sull’altra) le proprie abitazioni (gli scavi effettuati danno evidenze di ben 9 definiti strati abitativi dal neolitico fino a oggi).

Così Eoli (quelli del X libro dell’Odissea), Ausonii, greci, etruschi (seppur brevemente), cartaginesi, romani, bizantini, arabi, monaci benedettini (sono loro a ricolonizzare l’isola dopo la riconquista normanna) e quindi francesi, spagnoli, savoiardi, austriaci, borboni e, finalmente, garibaldini diventano a turno padroni di Lipari e delle altre isole.

Ognuna di esse ha caratteristiche e attrazioni davvero diverse.

La più vicina alla costa è Vulcano.

Nel passato, vista le sue tremende e frequenti dalle immani eruzioni, nessuno si è sognato di abitarla stabilmente: veniva raggiunta per le qualità terapeutiche dei suoi fanghi, vi mandavano gli schiavi a estrarre allume e zolfo, pastori per pascolare le pecore e, secondo alcune recenti ipotesi, i morti per seppellirveli ma, per abitarci, per metter su famiglia: mai!

I contemporanei la pensano diversamente e Vulcano è oggi abitata, e come!

Ai piedi della Fossa del cratere si stendono ville, villini, case, condomini e alberghi che, naturalmente, si riempiono solo d’estate. I “must” dell’isola sono rappresentati dalla risalita a piedi fino alla sommità del vulcano, dai bagni di fango sulfureo della piscina alla sua base e di quelli dell’adiacente braccio di mare che viene riscaldato “gratis” dai vapori caldi che provengono dal sottosuolo.

Per raggiungere la sommità del cratere si impiega circa un’ora di cammino in salita. Lassù si osserva la voragine della Fossa e l’incredibile susseguirsi di fumarole ricoperte da uno strato di polvere di zolfo giallissimo.

I bagni di fango sono invece “alla portata di tutti”. In cinque minuti di cammino dalla stazione degli aliscafi si raggiungono le sorgenti termali famose sin dai tempi di Virgilio. Poco più in là vi è il braccio di mare che permette a chiunque di farsi il bagno anche nel mese di gennaio.

Se Vulcano è l’isola nera per eccellenza (famose sono le sue nere spiagge di sabbia vulcanica), Salina è invece l’isola verde.

I due grandi vulcani mammelliformi che l’hanno creata (i greci per questo la chiamavano Didyme, la gemella) sono ricchi di acqua dolce e di umidità e sono ricoperti da una flora ancora oggi ricchissima di corbezzolo, erica, lentisco, leccio, quercia, sughere, roverella e castagno (sembra sia stato importato dai romani).

Il resto del territorio è ricoperto da vigne (quelle del famoso vino malvasia) da cappereti e alberi da frutto. La parte ancora selvaggia dell’isola è stata protetta dai confini di una riserva naturale anche per salvaguardare la nidificazioni dei numerosi “Falchi della Regina” che ogni primavera giungono fin qui dal Madagascar per riprodursi.

Panarea è l’isola più antica dell’arcipelago e un tempo era molto più grande di quanto non sia oggi. Gli affascinanti scogli e isolotti che la fronteggiano (Dattilo, Lisca nera, Bottaro, Lisca bianca, Formiche, Panarelli e Basiluzzo) sono proprio ciò che rimane dell’isola più antica, sprofondata sott’acqua in tempo remoto.

Le tre piccole frazioni che costituiscono oggi l’abitato (San Pietro, Ditella e Drauto) e la straordinaria Cala Junco (dove esisteva l’abitato più antico) sono le altre attrazioni. I tre paesini formano una sorta di bianco paesebomboniera” immerso tra buganville, gerani e ibiscus: alle abitazioni eoliane originali (tutte restaurate) se ne sono aggiunte numerose altre (tutte di gran gusto e in puro stile eoliano) costruite da tutto uno stuolo di VIP e intellettuali cosmopoliti che in estate si rifugiano nell’isola attorniati da “propri pari”.

Che l’isola fosse adatta ad insediamenti suggestivi lo sapevano bene sin dall’età del bronzo. All’estremità occidentale dell’isola esiste Capo Milazzese che inscrive la bellissima Cala Junco, un angolo che sembra sia stato creato dalla natura al solo scopo di fornire un sito di incommensurabile bellezza per stabilire un villaggio facilmente difendibile.

Vi si installano verso il 1400 a.C. popolazioni che provengono dalla Sicilia e che portano nelle isole una cultura nuova, caratterizzata da ceramiche più complesse che hanno persino il marchio del fabbricante.

Queste genti hanno lasciato i resti delle loro capanne dalla pianta ovale di pietra erette su quella incommensurabile cornice che, come a quel tempo, è il capo Milazzese.

All’apice superiore destro di quella sorta di Y che le isole Eolie disegnano nel mar Tirreno emerge l’instancabile vulcano di Stromboli, l’unico in Europa in perenne attività eruttiva.

La salita fino in cima al vulcano per osservarne le esplosioni crateriche è un esperienza davvero unica. Si impiegano circa 3 ore per raggiungerne la sommità e ogni sera da maggio a ottobre, un gruppo di guide professioniste del CAI e del GAE accompagnano in sicurezza i visitatori fino in cima.

Una volta arrivati lassù ci si siede sull’orlo dell’altura che sovrasta i crateri attivi ed è un continuo susseguirsi di improvvise deflagrazioni crateriche che squarciano la notte con incandescenti stelle filanti di magma semi liquido.

L’isola di Filicudi emerge fra Salina e Alicudi quasi a voler mediare le caratteristiche delle due: più piccola e meno imponente della prima ma più grande e complessa della seconda, con meno strade asfaltate di Salina ma molto più agibile di Alicudi dove è possibile muoversi esclusivamente a piedi.

Oggi la popolazione vive nei tre agglomerati abitativi di Filudi porto, di pecorini a mare e Val di chiesa ma un tempo l’unica parte abitata era il promontorio di capo Graziano dove sono stati ritrovati i resti di numerose capanne dal perimetro di pietra.

Le meglio conservate sono quelle costruite su una vasta terrazza a circa 100 metri di quota . E’ questo uno dei luoghi più autenticamente “magicidell’intero arcipelago, uno dei luoghi da non mancare assolutamente. L’isola possiede anche delle coste molto spettacolari. Il tratto nordoccidentale è quello daurlo“, con il sorprendete faraglione della Canna (alto ben 71 metri e con in cima alcune coppie nidificanti di Falchi della regina), con la volta naturale del promontorio di Punta del Perciato, la susseguente grotta del Bue marino (in cui si può entrare in barca date le sue dimensioni di ben 30 m. x 20 m.), l’imponente costa dello Sciarrato e infine il capo Graziano, un luogo famigerato per generazioni di naviganti: nei suoi ripidi fondali giacciono i resti di almeno 9 relitti di navi di antiche epoche.

Alicuri” è il nome, in dialetto, del ripido, aguzzo e scabroso tronco di cono che troneggia, solitario al margine occidentale dell’arcipelago e “arcudari” vengono chiamati i suoi abitanti, genti che non sanno cosa sia l’utilizzo di automobili, moto, bici, motocarrozzette e monopattini.

L’isola è così ripida e scoscesa che non esistono strade. Le belle case eoliane (sono su quest’isola quelle rimaste più integre) sono collegate da sentieri e da tante, lunghe, scalinate. Mentre in estate le altre isole sono un brulichio di mezzi a motore ad Alicudi trionfa il più assoluto silenzio. Qui non esistono neanche discoteche, juke-box, gioiellerie moderne, pizzerie, pub, tavole calde, birrerie, paninerie, sale giochi, boutique, agenzie di viaggio, giornalai, barbieri, sale di bellezza. Gli unici locali pubblici sono due negozi d’alimentari.

Infine Lipari, l’isola più grande. è l’unica che necessita di un auto per visitarla. Percorrendo la lunga strada che ne segue quasi il perimetro si osservano le cave di pietra pomice (un tempo di grande importanza economica), le fumarole di Caolino, le antichissime Terme di San Calogero, i panorami straordinari che si osservano su Salina e le altre isole e quello, davvero unico, offerto dal cosiddetto belvedere di Quattrocchi che permette di osservare dall’alto le pareti strapiombanti di sotto il monte con l’incredibile contorno di Punta Perciato e dei faraglioni di Pietralunga e Pietramenarda con l’impareggiabile sfondo dell’isola di Vulcano.

Subito dopo, continuando a percorrere la strada perimetrale, appare dall’alto l’abitato di Lipari, sormontato dalla Rocca del castello, la rupe che ha ospitato da sempre i liparoti DOC.

Oggi lassù vi è uno dei musei archeologici più interessanti, ricchi e didatticamente evoluti d’Europa. Lo lasciamo per ultimo ma è questo il primo luogo da visitare per comprendere appieno l’essenza di queste isole. Una nuova sezione racconta e spiega magistralmente l’evoluzione geologico vulcanica che ha creato l’arcipelago mentre gli altri straordinari padiglioni raccontano la storia, le abitudini e le tradizioni delle genti che nel tempo hanno scelto le Eolie per vivere la loro vita. La loro era , ed è, una esistenza sempre molto più dura, scomoda e un tempo anche più breve e pericolosa di quella di quanti di noi oggi raggiungono queste isole per una vacanza.

Ma proprio il turismo e i turisti costituiscono la “croce e la delizia” di chi oggi è rimasto a vivere in queste isole tutto l’anno.

Dopo gli anni 70, in cui il turismo d’assalto ha stravolto le abitudini degli isolani il volto delle isole (cementificazioni, speculazioni, inquinamento, caos, traffico, rumore), in questi ultimi anni le cose stanno migliorando notevolmente. Si è iniziato ad affrontare in maniera seria i problemi del traffico, dell’inquinamento, dello smaltimento dei rifiuti, del trattamento delle acque, dell’urbanizzazione. Sta anche cambiando il modo di offrire turismo sulle isole.

Ognuna di esse, in alcuni casi anche inconsapevolmente, si sta specializzando cercando di offrire al suo visitatore abituale quello di cui ha veramente bisogno e che l’isola può dargli. C’è l’isola adatta alle famiglie o alle coppie romantiche (Salina), quella per il vero eremita che aborrisce lusso e locali “in” (Alicudi), mentre l’altra (Panarea) si è votata esclusivamente ad accogliere yuppi e vip che non potrebbero farne a meno.

Vi è il posto giusto per chi vuole poltrire sulle spiagge per procurarsi un’abbronzatura DOC (Vulcano) e altre dove l’escursionismo, lo sport, la cultura e la storia sono pronte ad occupare il tempo libero (Lipari e Stromboli).

Non si costruiscono più mega-alberghi e villaggi preferendo ristrutturare le case private. è aumentato il livello dei servizi e i prezzi si sono da tempo stabilizzati. Finalmente il turista è sempre più visto come un patrimonio prezioso che va trattato bene affinchè torni l’anno dopo, mandi gli amici, si accorga che vale la pena di visitare le isole soprattutto fuori dal periodo che va dal 15 di luglio al 20 di agosto: è questa una raccomandazione che vale per tutti.

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Il golfo di Alicudi, alle isole Eolie