Uno dei principali complessi geologici che costituisce le Madonie, le montagne siciliane oggi protette dai confini dell’omonimo Parco Naturale regionale, è quello del Monte Carbonara.
Veduta panoramica delle Madonie in Sicilia
Nel suo punto più alto raggiunge i 1979 metri di altezza ma, a differenza delle altre montagne madonite, aguzze e corrugate, ha una forma davvero particolare.
Come un immenso "panettone" di calcare, il Carbonara si erge infatti con pareti quasi a perpendicolo nel suo versante settentrionale e occidentale mentre a meridione e ad oriente si raccorda morbidamente con il pianoro di Piano battaglia e con Monte Ferro.
Larga e tondeggiante, la sua parte più alta è caratterizzata da una sorta di vasto altopiano tondeggiante letteralmente "sforacchiato" dalla presenza di oltre 400 doline, un fenomeno carsico molto particolare.
Si tratta di depressioni circolari ed ovoidali dal perimetro ben definito e con un diametro che varia da pochi metri delle minori fino ai 300 di quelle più grandi.
La loro formazione si deve alla reazione chimica che avviene fra le rocce calcaree della montagna, l’aria e la neve invernale durante il suo scioglimento nel disgelo primaverile.
L’anidride carbonica nell’aria e l’acqua fredda della neve in scioglimento si combinano formando acido carbonico che reagisce con il carbonato del calcare trasformandolo in bicarbonato, solubile in acqua. In questo modo, lentamente, la roccia calcarea si fessura, si rompe, si scioglie inverno dopo inverno.
Si formano così nella roccia delle depressioni che, lentissimamente, aumentano di profondità e diametro. Di conseguenza aumenta l’accumulo di neve nella depressione e il volume d’acqua che si scioglierà durante il disgelo trasformando in bicarbonato altra roccia ancora che, dissolta, verrà portata via dall’acqua.
Le rocce del Carbonara sono di straordinario interesse geologico. Sono rocce carbonatiche di età Triassico oligocenica, le prime ad emergere dal grande mare che ricopriva la Sicilia. Sono ricchissime di fossili di lamellibranchi ed alghe che un tempo vivevano nel fondo marino da cui, per litizzazione, derivano queste rocce.
Oggi ospitano una vegetazione varia e particolarmente interessante formata da grandi boschi di faggio che ne ammantano variamente le parti più alte mentre alle quote più basse si trovano residui relitti di leccete e , sul versante nord-orientale, anche querceti e roverelle.
Sui suoi fianchi si incontrano alcuni esemplari di una pianta oggi molto poco diffusa ma di grande imponenza, l’Olmo montano. Il suolo calcareo del Carbonara ospita anche numerosissime specie di grande interesse botanico. Molto diffusa l’endemica viola nebrodense, una specie che fiorisce tra la metà di maggio e la metà di giugno punteggiando con il viola tenue dei suoi petali delicati, le pendici e le sommità del complesso montuoso.
Questa specie rappresenta, come dicono i botanici, un "endemismo puntiforme". La sua diffusione , infatti, è estremamente limitata.
Presente anche sui vicini monti Nebrodi, la troviamo infatti solo sul complesso del Carbonara e in nessun altro ambiente madonita. Le sue stazioni, inoltre, non sono ne numerose ne molto vaste, quasi sempre variamente dislocate sulla montagna ad una quota superiore ai 1500 metri. Solo sul fondo delle doline più piccole e riparate troviamo un altra specie dalla fioritura viola, anch’essa endemica e molto esile: la viola piccinina. Trova rifugio sul fondo delle doline anche l’Androsace siciliana, alta appena pochi centimetri ed anche la rarissima Euforbia di Gasparini, un endemica chiamata dai pastori "Inissitredda" presente, addirittura, solo in poche altre stazioni nelle isole Eolie, in Campania e in Sardegna. Il fondo delle doline, naturalmente, dà ricovero anche ad una grandissima varietà di altre specie vegetali più comuni ma comunque interessanti fra cui la Malva moscata, la Belladonna, l’Imperatoria dei nebrodi, la Lingua di cane siciliana.
Un’altra rarità botanica del carbonara è costituita dal Lino di montagna, una specie che i botanici classificano fra quelle che provano i legami biogeografici esistenti (e forse anche antichissime connessioni terrestri ) fra la Sicilia, i Balcani e il nord-Africa. La presenza di questa specie, infatti, è limitata a queste montagne siciliane, a quelle della Grecia e dell’Algeria. Un altra specie che vanta legami con terre molto lontane è la Stregonia siciliana, imparentata con specie simili che vivono in Siria. Viene chiamata dai pastori "erba di muntagna" e ricopre i pascoli sul suolo calcareo del carbonara e del vicino M.Ferro.
Per conoscere da vicino il Carbonara bisogna effettuare una "escursione classica": quella che dal suo versante occidentale conduce fino ai 1700 metri e alle doline che si snodano verso Piano lungo e, verso meridione, fino al Pizzo Carbonara (1979 metri). Si discende quindi il bellissmo Piano della Principessa verso il vallone Zottafonda che si apre fra il carbonara e M.Ferro rientrando a Piano Battaglia.
In poche ore di cammino si ha modo di attraversare aree di estremo interesse naturale e di osservare panorami davvero eccezionali.
L’inizio dell’antico sentiero di pastori che si deve seguire nel tratto iniziale dell’ascesa, si trova a circa 1600 metri di quota sull’ansa disegnata da uno dei tornanti della strada che collega Portella Colla con Piano Battaglia. La traccia è molto evidente e sale di quota tagliando un suolo calcareo disseminato, verso valle, di Olmi montani e Lecci in alcuni casi di dimensioni notevoli.
Una deviazione che sale bruscamente a destra è la direzione da seguire. Si attraversa un area dove, in primavera, è facile osservare splendide fioriture di viola nebrodense e di Alisso. Dopo circa tre quarti d’ora di cammino a zig-zag lungo il pendio, il sentiero incontra i primi faggi, spesso a portamento basso per i forti venti che spirano quassù. I resti di un antico "pagghiaru" (il pagliaio è il tipico ricovero utilizzato un tempo dai pastori) avvertono che si sta per arrivare alle parti più alte del complesso, quelle dove inizierà lo spettacolo più ghiotto offerto dal carbonara.
Poco oltre il "pagghiaru", sulla sinistra, si apre uno dei numerosi canaloni a strapiombo, irti di guglie rocciose e di pinnacoli, che caratterizzano le pareti del carbonara da Portella Colla fin quasi all’altezza del paese di Castelbuono. Si possono raggiungere in breve alcuni punti panoramici certamente un pò arditi ma che offrono vedute davvero impressionanti. Quindi si punta decisamente verso sud, risalendo il fianco non molto ripido dell’altopiano degradante su cui si aprono le doline esistenti. Ve ne sono subito, una di seguito all’altra, una decina.
Alcune hanno un diametro di una trentina di metri, come la prima che si incontra una volta superato il crinale, altre sono di minori dimensioni ma tutte ospitano alberi di faggio e, sul loro fondo erboso, una miriade di pianticelle fiorite fra cui le specie di cui abbiamo già parlato. Si percorre quindi a vista (non esiste alcun sentiero segnato) la pietraia che, in una mezz’ora, conduce fino al punto più alto delle Madonie, il Pizzo Carbonara. In questo tratto conviene osservare continuamente il terreno sassoso perchè vi si trovano numerosi fossili.
Si riconoscono banchi di spugne, di alghe e di coralli anche di notevoli dimensioni e si fa fatica a resistere alla tentazione di portarsene un pezzetto a casa come souvenir (siamo in un Parco e non si deve raccogliere nulla).
In leggera pendenza si raggiunge la sommità del Pizzo Carbonara dalla quale, nelle giornate terse, si possono osservare panorami superbi. L’attraversamento del sottostante Piano della Principessa (di cui in pratica si è costeggiato sin qui il perimetro superiore) è la direttrice che si deve seguire verso oriente e verso il M.Ferro.
Il piano è formato da una serie di doline e da gradoni verdeggianti coperti da macchie di faggio. Questo tratto d’escursione è particolarmente affascinante in novembre quando le foglie delle piante assumono i loro vividi colori autunnali. Qua e là tracce di ricoveri di pastori e di ovili sono facilmente riconoscibili. I vasti pianori erbosi di queste quote, infatti, erano ottimi pascoli nei periodi estivi quando a quote più basse tutto era riarso dal sole e, fino al dopoguerra, erano numerosi i pastori che portavano sin quassù le greggi per lunghi periodi, vivendo isolati senza poter far ritorno a casa. Il lungo pianoro conduce fino ad affacciarsi sul M.Ferro (1906 m.).
Quest’ultimo è un altro panorama mozzafiato, caratterizzato dalla nuda mole della montagna dirimpettaia e il susseguirsi di macchie di faggio alternate a nude pietraie del fianco del Carbonara.
Presto ci si immerge totalmente nella fitta faggeta che raggiunge l’apice del vallone Zottafonda, tagliato da una strada forestale che si segue verso destra.
In pochi minuti si è a Piano Battaglia (che prende questo nome perchè qui si è svolta un importante battaglia fra i soldati di Giorgio il Maniace e i turchi) e il Piano della Battaglietta, due pianori che ospitano il più vasto complesso di doline esistenti sul Carbonara.
La vicina strada asfaltata ci ricondurrà, in una mezz’ora, al tornante da cui è iniziato il nostro itinerario.
Notizie utili
L’escursione è da considerarsi di difficoltà medio-bassa. L’unica difficoltà è costituita nel dover seguire, per una buona metà del percorso, una via d’alta quota non segnata da alcun sentiero. In condizioni di buona visibilità si procede facilmente a vista ma se dovesse calare la nebbia diventerebbe davvero difficile muoversi senza bussola e senza un compagno che conosca bene l’itinerario. Quindi, prima di iniziare l’escursione, bisogna essere bene informati sulle previsioni del tempo nella zona. Il tempo di percorrenza totale è di circa 4 ore di cammino.
Per gentile concessione di © worldglobalNET di William Gurrera.
Pizzo Carbonara è una delle vette più alte delle Madonie