In questo nostro itinerario attraverso un ambiente naturale così strettamente legato all’antica storia della presenza dell’uomo in Sicilia, visitiamo un luogo che mi affascina in modo particolare: Cavagrande del Cassibile.
I laghetti di Avola sono un’attrazione che ogni anno richiama migliaia di turisti nazionali ed internazionali
Questa cava viene così chiamata perchè è una delle più vaste e lunghe fra le tante che segnano gli Iblei ed è uno dei pochi angoli della Sicilia dove, contemporaneamente, si può scoprire una natura di esaltante bellezza in cui vi sono tracce grandiose della civiltà umana più antica.
Sin dal neolitico, popolazioni autoctone si insediano a Cavagrande sfruttando il sistema difensivo naturale offerto loro dalle alte pareti di roccia a strapiombo della cava. Nel tempo, con pazienza certosina e maestria incredibile, hanno creato nella roccia centinaia di abitazioni rupestri collegate fra loro da un vero dedalo di corridoi, scalinate, camminamenti e balconi fortificati. Col passare dei millenni quei nuclei abitativi si sono ampliati fino a costituire delle vere e proprie città rupestri disposte su più ordini di piani intercomunicanti fra loro.
Sul fondo della Cava il corso del fiume è straordinario. Cascatelle e laghetti di acqua cristallina si aprono continuamente tra gruppi fitti di platani orientali, oleandri, ed euforbie in un ambiente naturale lontano “migliaia di miglia” dall’immagine stereotipa della Sicilia arida e riarsa.
Cavagrande si raggiunge proseguendo da Avola verso Avola antica. Si segue per una ventina di minuti la strada asfaltata che si inerpica lungo gli Iblei in luoghi dove spesso si riconoscono, scavate sui fianchi delle colline rocciose che si attraversano, ingressi di piccole tombe a forno singole o in piccoli gruppi. E’ questa un area che prima dell’arrivo dei greci vedeva presenti, negli altopiani circostanti, numerosi insediamenti siculi e sicani. Dei cartelli conducono al piazzale asfaltato di sosta che sovrasta la Cavagrande. Da lì un tortuoso e ripido sentiero conduce fino al sottostante corso del fiume Cassibile. Una volta raggiunto l’alveo, se si segue la sua riva destra, si incontrano tre stupendi laghetti in successione in cui si può fare il bagno in fresche (meglio dire fredde) acque cristalline.
E’ la Cavagrande maggiormente conosciuta: quella balneare. Sono molto meno coloro i quali, invece, si avventurano nella Cavagrande archeologica, altrettanto affascinante. Le città rupestri da visitare sono due, quella meridionale e quella settentrionale, rispettivamente ubicate sulla parete destra e sinistra della Cava. La prima città si stende lungo un tratto di circa 500 metri di parete e si sviluppa su numerosi piani sovrapposti. L’altra, invece, occupa una grande nicchia a volta naturale posta quasi in cima alla parete rocciosa di settentrione. La città rupestre settentrionale va visitata dopo essere scesi fino al fiume Cassibile percorrendo il sentiero principale.
Invece di proseguire verso la riva destra ed i laghetti, si attraverserà il fiume guadandolo grazie alle rocce esistenti. Si risale, quindi, la sua sponda sinistra, lungo la quale si trovano alcuni specchi d’acqua trasparente di grande bellezza e molto meno frequentati. La riva rocciosa mostra chiari i segni lasciati dall’erosione e i vari livelli che l’acqua aveva raggiunto nel passato.
Per risalire fino alla nicchia a volta che ospita la città rupestre, bisogna riuscire ad imboccare una traccia utilizzata nel passato da pastori e dai loro greggi. Essa, purtroppo, non è riconoscibile a livello del fiume ma solo a circa un terzo dell’ascesa. Non ci sono punti di riferimento precisi che possono essere indicati per raggiungere lo scopo. La regola da seguire è quella, una volta superata la parte più a perpendicolo della parete, di risalire di quota seguendo l’andamento del terreno a mano a mano che diventa percorribile a piedi. Il sentiero si trova sulla destra della città guardandola di fronte.
La risalita è sempre piuttosto difficile a causa della friabilità del terreno. Un primo, grande, albero dalle radici denudate dal dilavamento delle acque piovane e, quindi un secondo, fanno capire di essere sulla buona strada. Ad un certo punto il sentiero finisce contro una tondeggiante insieme roccioso. Si proseguirà a vista in direzione della città rupestre ma dopo pochi metri si riconosce la direzione da seguire: delle tacche e abbozzi di scalini dicono dove mettere i piedi e poi ricomincia il vero e proprio sentiero. Alla base della città iniziano delle pregevoli scalinate a chiocciola incise nella roccia e le prime camere. In una di esse vi è un grande pozzo a cui si poteva attingere dall’alto, con corde ed otri, oppure raggiungendo direttamente l’acqua grazie ad una stretta scalinata.
Si è ormai alla città rupestre e le ultime scalette portano sotto la grande volta e agli ordini di grandi gradini rocciosi esistenti. Qui le camere dovevano essere dei ricoveri dall’intelaiatura realizzata con tronchi e coperti da frasche e stuoie. Gradini e scalette portano fino alla parte più alta della città, quella in cui si trovano, scavate nella roccia, delle pregevoli abitazioni con scalette interne ed esterne che conducono a micro-camerette superiori.
Il panorama sulla dirimpettaia città rupestre meridionale e sul corso del fiume è impressionante. Provate a sedervi nel piano più alto della città, al centro del semicerchio che essa forma e rimanete a guardare il fondo valle e ciò che vi sta di fronte in assoluto silenzio. Diventa facile immaginare quel luogo quando era vivo, abitato da uomini e donne che si erano rifugiati in quei luoghi sperduti, quasi irraggiungibili, per difendersi dagli invasori. In tempi come quelli, in cui le armi erano solo frecce, lance e spade, doveva essere ben arduo conquistare quel sito. Purtroppo ben poco si conosce sugli eventi storici che si sono succeduti a Cavagrande.
La grotta dei briganti – Cavagrande del Cassibile – Siracusa
Sono stati ben pochi, infatti, gli studi che gli archeologi hanno dedicato a questo luogo di incomparabile suggestione, uno di quelli che non mi stanco mai di tornare a visitare. L’ultima volta che ho visitato la città rupestre settentrionale di Cavagrande ho trovato un amara, tremenda, sorpresa. Un gruppo di emeriti s….i era salito fin lassù armata di bombolette spray multicolori e aveva imbrattato i muri della città rupestre con scritte e disegni osceni che solo dei poveri imbecilli, ignoranti e ottusi, potevano decidere di fare deliberatamente in un luogo come quello.
Fino ad oggi Cavagrande è sta abbandonata a se stessa. E’ auspicabile che questo luogo, ormai protetto dai Confini di una Riserva naturale, sia sorvegliato adeguatamente onde evitare il ripetersi di fatti incredibili come questo.
Dopo aver visitato la città rupestre settentrionale e il magnifico corso del fiume Cassibile, una meta obbligata per l’escursionista vero è la visita della città rupestre meridionale, di gran lunga più complessa ed estesa di quella esistente sulla parete dirimpettaia e che abbiamo appena visitato.
Qui ci troviamo di fronte ad un vero, vasto, condominio suddiviso in tre ali principali dove dovevano abitare alcune migliaia di persone. Vi si poteva accedere da due soli punti, ubicati a est e ad ovest della città rupestre. Si tratta di due strettoie dove si riesce a passare solamente grazie ad appositi, strettissimi, davanzali in cui sono stati realizzati alcuni essenziali appigli per mani e piedi.
Quei punti, dove poteva transitare molto lentamente una sola persona alla volta, erano sormontati da nicchie dalle quali una sentinella con un arco o con una semplice pertica poteva facilmente spedire nel precipizio sottostante l’eventuale intruso. L’ingresso est, in particolare, è una vera e propria trappola. Per passarlo bisogna sedersi su un piccolo davanzale e muoversi strisciando le proprie terga per un paio di metri con il solo aiuto di due tacche per appoggiare, con sotto il vuoto, i propri talloni.
Dall’alto era impossibile scendere alla città per le pareti strapiombanti. Dal basso, quindi dal fiume, eventuali assalitori erano sotto il tiro di pietre e massi e dovevano comunque superare tutta una serie di pozzi e cuniculi e strettoie che potevano essere facilmente presidiati e resi insuperabili da pochi uomini armati.
Per visitare la città rupestre meridionale si deve lasciare il sentiero che conduce al fiume a circa metà strada. Verso ovest si riconosce una traccia che taglia a mezzacosta la montagna. E’ stato realizzato negli anni 50 durante la costruzione dell’ acquedotto sottostante (in pratica lungo il sentiero si cammina per lunghi tratti sopra l’acquedotto interrato). Sulla parete di sinistra si iniziano presto a vedere i diversi piani di camere scavate nella roccia. Si supererà un vasto campo di felci, in pendenza, dove il sentiero che lo attraversa diventa fangoso.
Qui,infatti, a poca distanza l’una dall’altra e nascoste dalla vegetazione, vi sono due sorgenti d’acqua in cui si può attingere acqua purissima anche in piena estate. Dopo poco più di dieci metri il sentiero passa fra la parete calcarea e una grande roccia che è rimasta isolata una volta realizzato il sentiero. A questo punto si lascia la traccia e ci si arrampica brevemente sulla ripida costa rocciosa di sinistra. Dopo pochi metri si riconosce una flebile traccia che sale di quota fra gli alberi.
Dopo una ventina di metri, improvvisamente, apparirà il piano più basso dell’ala centrale della città rupestre, formato da una fila di camere scavate nella roccia. Sulla destra, una bassa porta conduce ad una scala scavata stupendamente nel calcare e a un primo grande locale. Un cunicolo, in cui si deve proseguire carponi (era questo un primo luogo dove poter fermare eventuali invasori), conduce ad un primo pozzo verticale. Lo si risale grazie a delle tacche che si trovano ai lati.
Quindi una scala, una camera e un altro pozzo verticale, facilmente superabile grazie ad apposite tacche. Subito dopo si deve uscire all’aperto. Un crollo, infatti, ha interrotto quel cunicolo che un tempo continuava a risalire di quota sempre all’interno della roccia. Di fronte allo strapiombo sottostante la visita sembrerebbe conclusa, invece, i meglio preparati devono continuare la visita arrampicandosi, in buona sicurezza, per una decina di metri lungo la parete rocciosa. Ci si aggrappa a cespugli e radici e si utilizzano gli appigli che generazioni di escursionisti hanno a poco a poco realizzato. A sinistra si raggiunge un pianoro roccioso estremamente panoramico. A destra i più avventurosi (solo se armati di machete) potranno raggiungere un area sacra posta nella parte più alta della città rupestre.
Per raggiungerla si deve procedere sempre lungo il crinale coperto da una fitta vegetazione a rovo, quasi accostandosi alla incombente parete a strapiombo. L’ingresso dell’area sacra viene annunciato da una tomba a sarcofago. L’ingresso si avvista solo quando si è proprio sopra la fessura che permette, strisciando, di accedere ai locali interni.
Un vasto crollo, infatti, ha quasi occluso l’entrata. All’interno, sulla destra, si aprono tre grandi camere, una delle quali è costellata da piccole buche. Qui, prima dell’arrivo dei tombaroli, vi erano infisse delle anfore funerarie con i resti ossei dei corpi inceneriti dei defunti. So questo perchè, venti anni fa, un mio amico di Siracusa ha avuto la fortuna di osservare quelle anfore ancora intatte quando, da boy-scout, arrivò fin lassù.
Quel gruppetto di boy-scout andò via non toccando nulla e lasciando tutto religiosamente com’era: probabilmente sbagliarono. Se avessero rimosso quelle anfore oggi sarebbe al sicuro in un museo invece di finire chissà in quale collezione privata. In questi ultimi anni, a più riprese, tombaroli armati di metal-detector hanno letteralmente sventrato persino il pavimento originale dell’area sacra alla ricerca di altri, improbabili, reperti: una vera pena..
Se non si è sicuri delle proprie capacità consiglio di evitare di raggiungere l’area sacra, così impervia, e di puntare subito al pianoro panoramico e alla sua veduta sul fiume Cassibile.
Quindi si prosegue raggiungendo due grandi grotte vicine. Si attraversano e si esce su una parete a strapiombo di circa sei metri. Prestando attenzione si riconosceranno sulla roccia degli appigli e degli scalini facili da discendere. Si prosegue lungo la traccia buttandosi giù da un salto di meno di due metri (nessun appiglio).
Si passa accanto a camere semi crollate o avvolte dai rovi fino ad incontrare l’ampia volta di una grotta all’interno della quale si forma una grande pozza d’acqua. Nel suo fondo scorre una sorgente d’acqua dalla quale, infilandosi dentro il cunicolo formatosi, si può attingere sempre fresca acqua corrente (da evitare quella stagnante della pozza). Proseguendo si accede a un nuovo gruppo di case rupestri su diversi piani. Degli scalini, una scala a chiocciola semi occlusa da un masso staccatosi dalla volta, conducono facilmente fino al piano più alto della città rupestre.
Lassù un balcone fortificato, di cui è crollata la parete esterna, conduce ad un gruppo di stanze della parte più orientale della città ma, attenzione, non bisogna assolutamente proseguire per non incorrere in guai seri. Il passaggio rimasto è estremamente pericoloso, specialmente quando lo si percorre al ritorno. All’andata, seppur il davanzale sia molto stretto, con una curva a destra e leggermente in salita, si riesce a passare abbastanza facilmente ma, rientrando, la curva, questa volta a sinistra, risulta in leggera discesa e spalancata sul vuoto. La volta è bassa e bisogna procedere piegandosi in avanti guardando inevitabilmente verso le diverse decine di metri di vuoto sottostante: un luogo ideale per chi soffre di vertigini! Confesso che anche io ho avuto qualche difficoltà a percorre all’indietro questo passaggio l’unica volta che mi sono azzardato a superare quel balcone sospeso nel vuoto.
Quello che si trova più avanti non merita tanti rischi. Vi sono delle altre stanze ampie, con delle finestre circolari che si affacciano sulla vallata. Sotto queste stanze si stende un altra vasta ala del condominio rupestre a cui si poteva discendere grazie a dei pozzi e dei passaggi oggi crollati. La città era un luogo ideale per vivere: ricco d’acqua e, negli altipiani circostanti, di legno e selvaggina, eccezionalmente difeso, offriva un comodo e sicuro riparo. Oggi, se non si interverrà immediatamente con opere di consolidamento di ciò che resta, rischiamo di perdere del tutto questi luoghi assolutamente unici dell’ isola.
Puoi organizzare una passeggiata lungo il corso del Cassibile e godere di meravigliosi panorami