La Riserva Naturale Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale è situata nella Sicilia Centrale e Sud delle Madonie Orientali, ha una forma irregolare che si estende sui versanti orografici del Fiume Salso o Imera meridionale il cui territorio ricade nei comuni di Caltanissetta, Enna e Pietraperzia.

Fiume Imera Meridionale (Salso)

La superficie della riserva è di circa 1.485,12 ha, suddivisa in 679,79 ha di riserva naturale (zona A) e 805,33 ha di pre-riserva (zona B). L’altezza massima è costituita dalla cresta del Monte Capodarso (m.795), la quota più bassa si trova alle falde della Puntura Ncantata (m.231).

La peculiarità della riserva è reppresentata dalla varietà delle emergenze presenti nel territorio: le zone archeologiche, le masserie e l’archeologia industriale, quest’ultima, ben rappresentata dalle miniere di zolfo (Trabonella e Giummentaro) e di sali potassici (Pasquasia), che costituiscono un vero “ museo laboratorio” di interessere culturale,storico e scientifico.

Dette emergenze sono intimamente coese da una cultura comunale che affonda le radici nella civiltà contadina ancora presente e viva e, più recentemente, in quella breve epopea dell’estrazione dello zolfo, dalla seconda metà dell’800 alla prima metà dell’900, con tutti gli aspetti postivi ed a volte tragici con tutti gli aspetti positivi ed a volte tragici che costituiscono un patrimonio storico nisseno da difendere e valorizzare.

Il territorio compreso nella riserva, in tempi remoti, fu sede di deposizione di sali in seguito all’isolamento del bacino del Mediterraneo dall’Oceano Atlantico.

Il rarissimo fenomeno è rappresentato dalla Serie Evaporitica o Gessoso-Solfifera costituita da strati di carbone di calcio (Calcare di Base), dalla successiva deposizione dei solfati di calci (Gessi) che, per riduzione chimica, hanno originato il calcare zolfifero e infine dei Sali sodici, magnesiaci e potassici.

È presente la formazione litologica (Tripoli), risalente al Messiniano superiore, costituita dalla deposizione di microrganismi a guscio silicio (Diatomee) che hanno dato origine a rocce tener al cui interno si possono trovare resti di interi pesci preistorici. Alcuni di questi fossili significativi, si trovano  presso il ricco Museo Mineralogico dell’ Istituto Tecnico Minerario “S.Mottura” di Caltanissetta.

Le emergenze archeologiche di Sabucina, Gibil Habib e Capodarso, quest’ultima nella perimetrazione della riserva, attestano la penetrazione greca nell’interno dell’isole.

L’ambiente naturale della valle presenta differenti ecosistemi che vanno dai recenti rimboschimenti di pino ed eucalipto alle tipiche essenze della macchi mediterranea sulle pareti rocciose. Nidificano l’Occhione e il Corriere piccolo nei greti del fiume, nei canneti sono presenti i nidi della Cannaiola, del Cannareccione e del Tarabusino.

Il fiume è frequentato dal Martin Pescatore mentre sui Monti Sabucina e Capodarso nidificano il Culbianco e la Monachella.

Nella Valle dell’Imera Meridionale è possibile osservare le migrazioni primaverili ed autunnali dell’Avifauna di passo.

Nella zona sono presenti circa 150 specie di uccelli di cui almeno 60 nidificanti.

Tra i mammiferi presenti nell’area ricordiamo il raro Gatto selvatico, che si rifugia nelle aree boschive,l’Istrice, il Riccio, la Donnola, il Coniglio selvatico e la Volpe.

Come raggiungerla

Le vie di comunicazione,scarsamente sviluppate nella parte interna, dove sono presenti stradelle interpoderali carreggiabili soltanto nella stagione estiva, lambiscono o attraversano l’area protetta consentendo il collegamento con l’autostrada PA-CT.

Esse sono:

-SS. 626 scorr.vel. Caltanissetta-Gela

-nuovo scorr.vel. Caltanissetta-Pietraperzia

-SS. 560 che collega la SS. 191 con la SS. 122

-SS. 117 bis (vecchia SS 122) Caltanissetta-Enna

Come e quando visitarla

Chiedono all’Ente gestore una guida che descriva i luoghi.

Il periodo primaverile è il migliore, quando la natura si sveglia ai primi palpiti di primavera ed il paesaggio della valle si tinge di colori e di profumi antichi che avvolgono il visitatore in una dimensione fuori dal tempo facendolo partecipe del miracolo della rinascita della natura.

I dintorni

-Zona archeologica Sabucina-Gibil Habib (Caltanissetta)

-Museo Archeologico (Caltanissetta)

-Museo Mineralogico Paleontologico e della Zolfara (Caltanissetta)

-Museo del Folklore (Caltanissetta)

-Museo Diocesano del Seminario (Caltanissetta)

Edoardo Bartolotta
Edizione 1999 a cura dell’Ufficio Promozionale dell’A.A.P.I.T. di Caltanissetta

Contrada Scleri

La Riserva Naturale Integrale Geologica di Contrada Scaleri, ricade nel territorio del Comune di S.Caterina Villarmosa, provincia di Caltanissetta.

L’Ente gestore della riserva è la Provincia Regionale di Caltanissetta.

È ubicata a circa 2 km ad oriente dell’abitato di S.Caterina Villarmosa, lungo il leggero pendio che da sud scende verso il fondo valle attraversato dal Torrente Vaccarizzo ed a circa 27 km dal capoluogo di provincia.

L’area della riserva si estende su 11,9 ha e comprende due zone: la zona A, area destinata solo per scopi scientifici, di 3,3 ha, la zona B, area destinata a pre-riserva, di 8,6 ha.

La zona riserve un particolare interesse per lo studio della evoluzione delle morfologie carsiche superficiali su differenti tipi di rocce gessose. Tali rocce, costituisce da gesso-peliti, sono caratterizzate da una intensa dissoluzione carsica superficiale che ha dato origine a forme estremamente  rare e poco conosciute: micro forme carsiche.

Queste micro forme sono state classificate, secondo l’origine e la morfologia, in diverse categorie: scannellature, incisioni ad andamento rettilineo ed a sezioni semicircolari separata da solchi e creste; vaschette di corrosione, cavità da fondo orizzontale e dal contorno semicircolare, e campi micro mammellonati che presentano una serie di micro collinette arrontondate.

La riserva è di natura argillosa con affioramenti di rocce gessose presentanti una fitta stratificazione; si tratta di gesso noto in letteratura come “gesso balatino”.

La zona è sottoposta a frequenti frane; ne sono testimonianza i frammenti di rocce gessifere franati, contropendenze, mammellonature.

Il fenomeno di dissoluzione carsica sembra caratterizzato da una cinetica particolarmente elevata che trova conferma neo solchi di dilavamento che si riscontrano anche nei blocchi più piccoli.

La peculiarità di queste forme di erosione accompagnate dall’interesse suscitato dal punto di vista  scientifico per gli aspetti geomorfologici, ha fatto di Contrada Scaleri un’area di grande pregio grazie soprattutto alla vasta presenza di queste forme di erosione tipiche delle aree con gessi.

consigliati per la visita coincidono con la stagione primaverile e con la stagione autunnale.

 Come e quando visitarla

Con visite guidate organizzate dalla provincia Regionale di Caltanissetta.

I periodi consigliati per la visita coincidono con la stagione primaverile e con la stagione autunnale.

I dintorni

-Zona archeologica Cozzo Scavo (S.Caterina Villarmosa)

 

 

Giulia Cortina
Edizione 1999 a cura dell’Ufficio Promozionale dell’A.A.P.I.T. di Caltanissetta

Lago Sfondato

La Riserva Naturale Intergale Lago Sfondato affidata in gestione a Legambiente, è stata istituita nel 1998 dalla Regione Siciliana per tutelare un ambiente di notevole ineteresse geologico.

La riserva, estesa circa 10 ha, ricade nel territorio comunale di Caltanissetta, a pochi chilometri di distanza dall’abitato di Marianopoli.

Il lago, posto sulle pendici del Monte Pestichino ad una quota di circa 370 m.s.l.m., ha una superficie di 3.400 metri quadrati con un perimetro di 220 m. ed una profondità massima di 13,50 m.

La formazione del lago è di origine carsica, legata all’azione chimico-fisica delle acque sotterranee su rocce evaporitiche appartenenti alla Serie “Gessoso-solfifera” che caratterizzano le aree circostanti. Il bacino lacustre è infatti una conca di sprofondamento originata dal crollo e dallo scivolamento verso il basso dei banchi di gesso a causa della dissoluzione chimica delle rocce sottostanti.

Il lago non ha nessun rapporto con il sistema idrografico superficiale e costituisce un tipico esempio di bacino chiuso; il livello idrico, quasi costante, avvalora l’ipotesi dell’esistenza di sorgenti sublacustri perenni.

L’interesse naturalistico del Lago Sfondato non si limita tuttavia agli aspetti geologici. Per quanto riguarda la vegetazione, accanto agli aspetti tipicamente lascustri rappresentati da una fascia di Canneto, sono da sottolineare la presenza diffusa di Orchidee (21 specie tra cui Anacamptis piyramidalis, Ophrys tentherdinifera, Ophrys panirmitana, Himantoglossum hircinum) e di specie erbacee ed arbustive caratteristiche degli affioramenti rocciosi di gesso.

La fauna è quella tipica delle aree  rurali (Coniglio, Volpe, Lepre) e delle zone umide (Rana verde, Biscia dal collare, Usignolo di fuime).

Ma di grande interesse sono anche gli aspetti del comprensorio in cui ricade la riserva, da quelli naturalistici di Monte Mimiani, a quelli storico ed etno-antropologici legati all’esistenza di antiche masserie  e di un tipico paesaggio rurale, a quelli dell’archeologia industriale per la presenza diffusa di maniere di zolfo e sale, da tempo abbondante.

Come raggiungerla

Da Caltanissetta, in automobile è possibile raggiungere la riserva attraverso due itinerari:

-percorrere la Via P.Leone sino in fondo, quindi imboccare in direzione Marianopoli la SP. 44, dopo circa 7 km ci si immette sulla SP. 42 San Cataldo-Marianopoli.

Giunti a km 15,700 lasciare la provinciale ed imboccare sulla destra, seguendo le indicazioni Azienda Agricola Alessi, la pista a fondo naturale che sale verso il lago e percorrerla per circa 2km;

-percorrere la SP.29 sino all’abitato di San Cataldo e poi la SP.42 in direzione Marianopoli sino al km 15,700 quindi seguire le precedenti indicazioni. Il transito lungo la pista che conduce al lago è effettuabile esclusivamente con mezzo fuoristrada (circa 10 minuti) e a piedi (mezz’ora).

In autobus: autolinee SAIS da Caltanissetta- Tel 0934 592597.

Come e quando visitarla

A piedi, nel rispetto delle norme regolamentari fissate dall’Ente gestore, tutto l’anno, ma si consiglia in primavera.

I dintorni

-Zona archeologica Balate Valle Oscura (Marianopoli)

-Museo archeologico (Marianopoli)

-Museo Etno-Antropologico (Marianopoli)

-Museo Civico (Caltanissetta)

Michele Asarisi e Fabrizia Mancuso
Edizione 1999 a cura dell’Ufficio Promozionale dell’A.A.P.I.T. di Caltanissetta

Monte Conca

La Riserva Naturale Monte Conca, istituita nel 1995 dalla Regione Siciliana ed affidata in gestione al Club Alpino Italiano Sicilia, si estende per 245 ha nel cuore della Sicilia, la Provincia di Caltanissetta.

Ricade per intero in territorio comunale di Campofranco ed è stata istituita per la tutela di alcune grotte e di fenomeni carsici superficiali di notevole rilevanza scientifica e naturalistica.

L’area protetta presenta molteplici motivi di interesse, che vanno dalla geologia alla geo-morfologia ed idro-geologia, da quelli vegetazionali e faunistici a quelli antropici, archeologici e paesaggistici.

La riserva è suddivisa in due zone di massima tutela, costituita da due grotte denominate Inghiottitioi e Risorgenza di Monte Conca, e da una zona di pre-riserva. Le principali rocce che affiorano all’interno dell’area protetta sono costituiti da gessi, dai calcari e dalle argille.

Tali rocce, appartenenti alla Serie Gessoso-Solfifera che interessa una larga parte della Siciliacentro-meridionale, si sono depositate per evaporazione dell’acqua marina tra 5 e 7 milioni di anni fa.

L’acqua meteorica,operando una rapida azione di solubilizzazione del gesso, ha creato grotte nel sottosuolo e ha dato luogo, in superficie, alla formazione di doline, valli cieche, vaschette, scannellature e campi solcati. Queste morfologie, sia superficiali che sotterranee, determinano un paesaggio carsico di eccezionale interesse scientifico e naturalistico.

All’interno dell’area protetta sono presenti numerose grotte, alcune scavate da impetuosi corsi d’acqua, altre evolutesi a seguito della fatturazione della roccia gessosa.

L’Inghiottitoio di Monte Conca è una grotta avente un regime idrico molto variabile nel corso dell’anno: totalmente in secca in periodo estivo, percorso da grossi quantitativi di acqua, che possono superare i 1000 litri al secondo, dopo intensi eventi meteorici invernali. L’acqua che viene assorbita dall’Inghiottitoio, proviene da un vasto bacino superficiale, avente un’estensione di oltre 2,5 kmq, caratterizzato dalla presenza di rocce impermeabile (argille).

La grotta ha uno sviluppo planimetrico di circa 525 m. e una profondità di 108 m. che si raggiunge mediante quattro pozzi, percorsi in inverno da imponenti cascate.

È possibile visitare la parte iniziale della cavità con l’ausilio delle guide della riserva.

L’acqua giunta nella parte terminale dell’Inghiottitoio, scompare in una galleria non accessibile agli speleologi, per ritornare nuovamente a giorno nella Risorgenza di Monte Conca.

L’Ingresso della Risorgenza è ubicato alla base del versante settentrionale del Monte Conca, in corrispondenza di un’ansa del fiume Gallo d’Oro. Questa cavità è percorsa da un corso d’acqua anche nella stagione secca. La grotta, ad esclusione della parte iniziale, si sviluppa su due livelli sovrapposti; percorso dell’acqua quello inferiore e fossile quello superiore.

La Risorgenza di Monte Conca presenta uno sviluppo planimetrico di circa 250 m. ed un dislivello positivo di circa 4 m.

Numerose altre cavità, che a volte testimoniano antichi livelli di scorrimento idrico, s’individuano in tutta l’area della riserva.

Come raggiungerla

-in auto da Palermo,percorrere lo scorr.vel. PA-AG (SS. 121-189) sino allo svincolo per l’abitato di Milena, a circa 90 km da Palermo. Seguire la segnaletica indicante l’area protetta presente lungo la SP. 24 Milena-Bompensiere (tempo di percorrenza 1 ora e 20 minuti circa).

-in auto da Caltanissetta, percorrere la SS. 640 AG-CL sino allo svincolo per Serradifalco. Imboccare dapprima la SP. 40 e successivamente la SS. 122 sino a raggiungere l’abitato di Serradifalco. Da qui, percorrere la SP. 23 in direzione Montedoro, quindi procedere lungo la SP. 24 sino ad oltrepassare il centro abitato di Milena e seguire la segnaletica indicante l’area protetta (tempo di percorrenza 40 minuti circa).

Come e quando visitarla

Gli antichi sentieri lasciati dalla millenaria frequentazione da parte dell’uomo, del territorio posto sotto tutela, rappresentano ancora oggi il migliore strumento per conoscere la riserva. All’interno dell’area protetta sono attualmente fruibili 4 sentieri già attrezzati con adeguata segnaletica, con difficoltà e tempi di percorrenza variabili, che consentono di conoscere gli aspetti di maggiore interesse naturalistico e scientifico.

I dintorni

-Zona archeologica Serra del Palco (Campofranco/Milena)

-Casa Museo della civiltà contadina (Milena)

-Zona Archeologica Monte San Paolino (Sutera)

 

Vincenzo Biancone
Edizione 1999 a cura dell’Ufficio Promozionale dell’A.A.P.I.T. di Caltanissetta

Biviere

La Riserva Naturale Orientata Biviere di Gela è stata istituita dalla Regione Siciliana nel 1997 ed affidata in gestione alla LIPU. Incastonato fra le ultime dune prospicienti il Canale di Sicilia, tra la città di Gela e la Foce del Fiume Dirillo, il lago Biviere, come una perla, impreziosisce con la sua ricchezza naturalistica il golfo gelese.

Esteso circa 120 ha, ha una lunghezza  i 600 m. circa ed un perimetro sinuoso, caratterizzato da ampie anse.

Fortissimo è sempre stato il legame fra questo ambiente acquatico e l’uomo, che nei secoli ne ha modellato gli aspetti naturalistici e morfologici. Dai tempi più lontani veniva utilizzato per trarne il sale, preziosissimo minerale che si depositava sulle sue sponde, il giunco e le canne per le botteghe artigianale al fine di produrre ceste dalle più svariate forme.

Quello che fino al’500 era stato un ambiente salmastro, diviene all’inizio del’600 un lago d’acqua dolce con la creazione da parte del duca Giovanni d’Aragona di un canale sottoterra, proveniente dall’ex baronia di Dirillo. Fino alla metà del’900, per volere della principessa Pignatelli il lago era riserva di caccia e di pesca il cui accesso era regolato dal pagamento di un pedaggio. La corsa alla bonifica, che ha caratterizzato il dopo guerra italiano, spiega gli ultimi interventi di trasformazione in senso negativo dell’area, tristemente rappresentati dalla scomparsa del Pollo sultano. Una cultura e una sensibilità più forte, hanno fatto si che nel 1991 il lago fosse inserito in un sistema di tutela e valorizzazione con l’istituzione della riserva naturale orientale.

Oggi il lago conserva il suo valore naturalistico con acque aperte, acquitrini con vegetazione sommersa, folti canneti inframezzati da scirpi, giunchi e tife, boschetti di tamerici e prati umidi.

La promozione geografica, le condizione climatiche ed altro fattori, fanno del Biviere, che è il più grande lago costiero siciliano, un habitat ormai unico nell’isola ed una delle più importanti zone di migrazione, sosta e svernamento per numerosi uccelli acquatici nonché zona umida d’importanza internazionale riconosciuta dalla Canvezione di Ramsar.

La vegetazione lacustre è caratterizzata da piante sommerse e da piante ripariali quali lo scirpo, nonché dalla cannuccia di palude in quei luoghi che per alcuni periodi dell’anno si prosciugano. In primavera nei prati umidi e negli incolti fioriscono colorato multiformi orchidee, mentre si sprigionano nell’aria gli intesi profumi del timo e del rosmarino selvatico. Le residue zone dunose sono invece il regno della rara ginestra bianca e del fiordaliso delle spiegge.

Queste formazione vegetali risultano particolarmente importanti per il rifugio, l’alimentazione e la nidificazione di una grandissima quantità di specie di uccelli ed altra fauna selvatica.

La zona è caratterizzata da una vegetazione tipica siciliana con presenza di pero e di ulivo selvatico, mandorlo, euforbie, avena selvatica, ferle, macchie di capperi, cardi selvatici, tagliamani, prucara, finocchio selvatico e la rara orchidea Anacamptys pyramidalis.

La fauna è caratterizzata dalla presenza di insetti quali Mantidi religiose, Grilli e Farfalle.

Come raggiungerla

Percorrere la SS. 115 Gela-Vittoria sino al bivio per Scoglitti. Dopo circa 8 km si arriva al centro visite della riserva.

Come e quando visitarla

Per effettuare visite guidate lungo i sentieri natura, contattare gli uffici della riserva.

I periodi migliori per visitarla sono naturalmente quelli del passo primaverile ed autunnale quando il lago si trasforma in una sorta di “ostello” per migliaia di uccelli di diversa specie.

I dintorni

-Zona archeologica Capo Soprano, Molino a Vento, Bosco Littorio, Manfria-Momumenti (Gela)

-Zona archeologica Monte Disueri (Butera)

-Museo archeologico (Gela)

-Aree Naturalistiche Poggio Arena, Piana del Signore (Gela)

-Lago Comunelli (Butera)

-Lago Disueri (Mazzarino)

Emilio Giudice
Edizione 1999 a cura dell’Ufficio Promozionale dell’A.A.P.I.T. di Caltanissetta

Lago Soprano

Il Lago Soprano,detto anche “Cuba”, è posto in una depressione ovale che lambisce a nord-ovest l’abitato Serradifalco a quota 461,5 m s.l.m., ha una superficie  di circa 15 ha, una profondità massima di 2,5 m., media di un metro ed un volume di 0,19 milioni di m.c.

Insiste per la gran parte su terreni impermeabili (triboli) e, nella parte meridionale, su gessi che, fino a qualche decennio fa, ospitavano un inghiottitoio carsico denominato “gatto” che, fungendo da valvola di sfogo aveva la funzione di mantenere il livello delle acque costante. Nel dopoguerra si occluse  e il lago assunse le dimensioni attuali.

Questo lago faceva parte di un insieme di laghi che sembra fossero collegati fra loro attraverso cavità naturali tipiche dell’altopiano gessoso-solfifero.

Vi erano un “Lago Soprano”, posto a nord-est di Serradifalco (510 m. s.l.m.), un “Lago Medio” a nord-ovest ( 461 m. s.l.m.) e un “Lago Sottano” ad ovest (410 m. s.l.m.). L’attuale Lago Soprano corrisponde al vecchio Lago Medio.

Presso il Lago Soprano vi sono vari tipi di habitat ognuno dei quali ospita una fauna particolare.

Gli anatidi vivono nell’acqua, tra questi il più numeroso è il Moriglione che si tuffa per catturare  il cibo (fa parte del gruppo delle “anatre tuffatrici”). Tra le “anatre di superficie” prevale l’Alzavola che pascola spesso sulle rive del lago insieme alle Gallinelle d’acqua.

Svariate centinaia di Folaghe affollano lo specchio d’acqua e le rive. Il tuffetto ed il più raro Svasso piccolo si immergono nell’acqua per nutrirsi di piccoli animali acquatici.

Le zone fangose sono l’habitat preferito dai linicoli come la Pantana, la Pittima Reale, il Gambecchio, i Piro piro. Le canne ospitano vari passeriformi tra cui la Cannaiola e l’Usignolo di fuime, ma anche i nidi di Moriglione, Tarabusino, Cannareccione e Porciglione.

Negli ultimi anni si è avuto un notevole aumento del numero di specie sia nidificanti che di passo: oggi è più facile osservare Aironi cenerini, Nitticore, Codoni, Cavalieri d’Italia, ecc.

Vi nidificano anche la Moretta tabaccata e la Marzaiola. Tra gli svernanti si ricordano la Volpoca, la Canapiglia, il Mestolone e la Moretta. Sono occasionalmente presenti anche specie tipicamente marine come i Gabbiani o piuttosto rare come il Gobbo rugginoso e la Spatola. Nella zona sono presenti il Gheppio e la Poiana più volte osservata  nei dintorni ed occasionalmente anche altri rapaci. Nelle acque nuota la Natrice dal collare mentre nei dintorni il Biacco. Nell’acqua vive la Testuggine palustre, un rettile che, fino a qualche tempo fa, si riteneva non più presente.

Le specie che caratterizza la vegetazione lacustre è la Cannuccia di palude, una pianta il cui rizoma deve rimanere all’asciutto per almeno due messi l’anno e che ha la capacità di filtrare e depurare le acque. Il lago è ricoperto da una miriade  di piantine galleggianti di Lenticchia d’acqua che vengono trascinate dal vento.

Come raggiungerla

Da Caltanissetta si imbocca la SS. 122, si oltrepassa S.Cataldo e si raggiunge Serradifalco. Il lago è adiacente all’abitato ed è facilmente raggiungibile attraverso la viabilità ordinaria anche dai pullman.

Si ha una visita molto suggestiva da Serradifalco che domina lo specchio d’acqua.

Come e quando visitarla

Il periodo migliore per la vista è quello primaverile perché allo sbocciare di fiori di vario colore si associa la migrazione di varie specie di uccelli.

In estate sa ha la nidificazione  ma la temperatura può raggiungere livelli elevati per cui si  consiglia di evitare lo ore centrali del giorno.

In autunno si svolge il ritorno degli uccelli migratori anche se in misura inferiore al passo primaverile.

In inverno prevalgono specie stanziali tra cui molto numerosi i rallidi e gli antidi.

I dintorni

-Zona archeologica Vassallaggi (S.Cataldo)

Valerio Cimino
Edizione 1999 a cura dell’Ufficio Promozionale dell’A.A.P.I.T. di Caltanissetta

Gesso micro-cristallino

Panoramica del Lago Sfondato