La grande depressione manifestatasi in Europa verso il 1875 con la caduta internazionale dei prezzi fece sentire i suoi effetti anche sull’industria zolfifera siciliana, che collocava all’estero i nove decimi della sua produzione.

Locale decadente della miniera Trabonella di Caltanissetta

Locale decadente della miniera Trabonella di Caltanissetta – Foto di Vincenzo Santoro

Ebbe fine la fase di prosperità (1851-1875) ed ebbe inizio un periodo di grave crisi economica. Il prezzo dello zolfo, che nel 1875 era di circa 142 lire la tonn., scese progressivamente fino a giungere nel 1895 al minimo storico di 55 lire. Oltre ai fattori congiunturali di carattere internazionale, come il ribasso del prezzo delle piriti, che diventavano fortemente concorrenziali, agivano sul settore zolfifero siciliano fattori endogeni, come l’eccesso di produzione, favorito dall’impianto delle ferrovie che, facendo diminuire i costi di trasporto, avevano incoraggiato il proliferare di una miriade di piccoli esercenti allettati dagli alti prezzi. Si aggiungano a ciò le manovre speculative di magazzinieri e sborsanti, che deprimevano i prezzi facendo circolare false tratte commerciali, che simulavano l’esistenza di uno stock invenduto superiore al reale.

Dal 1875 al 1894 lo stock di zolfo invenduto salì da 134.000 a 396.000 tonn., mentre i prezzi scesero a precipizio e molte piccole miniere furono costrette a chiudere l’attività. La consistente oscillazione del numero delle miniere, che si registrava nel settore zolfifero, era legata alle condizioni di precarietà della piccola e media industria, che spesso aveva vita brevissima. Innovazioni tecnologiche avevano contribuito a deprimere notevolmente il prezzo dello zolfo: la sostituzione delle piriti di ferro e di rame allo zolfo per la fabbricazione dell’acido solforico, che aveva indotto gli industriali inglesi ad accaparrarsi il controllo dei giacimenti di Spagna e Portogallo; la diffusione del metodo Chance per la rigenerazione dello zolfo dai residui del carbonato di soda; la produzione di soda artificiale con il metodo Solvay e non più con il metodo Leblanc.

Le innovazioni tecnologiche fecero perdere allo zolfo siciliano i mercati di Inghilterra e Germania, mentre rimasero consistenti le quote esportate in Francia e negli U.S.A., che con le loro 90.000 tonn. ciascuno assorbivano i 2/3 dell’intera esportazione siciliana. In questi frangenti bisognava limitare la produzione e abbassarne i costi, che, invece, erano aumentati per l’approfondirsi dei livelli di lavorazione.

Nel 1892-93, in corrispondenza del movimento dei Fasci, assemblee minerarie svoltesi a Caltanissetta e Girgenti (Agrigento) avanzarono la proposta di istituire un sindacato obbligatorio, che monopolizzasse le vendite, garantendo un prezzo minimo, e che fosse affiancato da magazzini generali nei porti di imbarco e da una banca mineraria, per sconfiggere la speculazione di magazzinieri e sborsanti. Contemporaneamente il congresso operaio di Grotte del 1893 chiedeva la fine del regime fondiario nelle zolfare e una legislazione del lavoro più garantista, che abolisse, innanzitutto, il truck-system e il "carusato". Queste proposte non trovarono accoglimento in parlamento, dove progetti di legge in tal senso naufragarono, così come naufragarono le riforme richieste per il settore agricolo.