La disciplina delle vendite da tante parti auspicata si ebbe, infine, nel 1896 con la costituzione dell'”Anglo-Sicilian Sulphur Company” per iniziativa di industriali inglesi e siciliani, ma soprattutto inglesi.

Locale con pareti distrutte della miniera Trabonella di Caltanissetta

Parete distrutta di un locale della miniera Trabonella di Caltanissetta – Foto di Vincenzo Santoro

Questi ultimi erano interessati all’estrazione dello zolfo allo stato di metalloide, col processo Chance, dai residui della fabbricazione della soda.

Il rialzo del prezzo dello zolfo aveva dato ad essi cospicui guadagni, il ribasso rendeva proibitiva l’applicazione del metodo. Paradossalmente essi erano, quindi, interessati al pari degli industriali siciliani, ma per motivi del tutto differenti, al rialzo dei prezzi dello zolfo, per valorizzare e rendere competitiva la produzione di zolfo rigenerato con il metodo Chance, che era divenuta antieconomica per il ribasso dei prezzi dello zolfo siciliano.

Per consentire la ripresa dei loro affari essi costituirono l’"Anglo Sicilian Sulphur Company", che avrebbe acquistato la massima quantità possibile di zolfo siciliano e l’intera produzione dello zolfo rigenerato col processo Chance, in modo da controllare il mercato zolfifero. La società si impegnava ad acquistare l’intera produzione al prezzo di 80 lire circa per tonnellata; la produzione era libera il primo anno, mentre in seguito non doveva superare la quantità in esso raggiunta.

La società stipulò con i produttori un contratto della durata di cinque anni, riservandosi di rinnovarlo alla scadenza. Grave difetto fu la parziale adesione dei produttori (circa il 60%), che non dette alla società il controllo completo del mercato, ma, nonostante ciò, l’industria zolfifera siciliana ebbe una notevole ripresa, tanto che il contratto fu rinnovato per altri cinque anni.

Per quanto riguarda il commercio dello zolfo, la Società lasciò inalterata l’organizzazione precedente, con sensali, magazzinieri e ditte esportatrici. Nel periodo 1895-1904 i prezzi medi per tonnellata salirono da 55 a 95 lire e l’esportazione aumentò da 364.000 a 507.000 tonnellate. Lauti profitti trassero i produttori che si impegnarono con la società, ma ancora più lauti furono i profitti dei non aderenti, che riscuotevano il prezzo integrale di vendita e potevano praticare prezzi concorrenziali.

Non si raggiunse, quindi, l’obiettivo di limitare la produzione e nel 1906, allo scadere del secondo quinquennio, forti giacenze di merce erano in possesso dell’"Anglo-Sicilian" e minacciavano seriamente l’avvenire dell’industria zolfifera siciliana. La società dichiarò che non avrebbe rinnovato il contratto se non avessero aderito tutti i produttori, ma i produttori non aderenti, che non avevano le forti giacenze di zolfo che aveva, invece, l’"Anglo-Sicilian", trovavano più conveniente restare liberi e non avere limiti alla produzione.

Intanto giungevano dall’America allarmanti notizie sul largo successo ottenuto dal metodo Frasch nei giacimenti zolfiferi della Louisiana. Lo zolfo americano, per i suoi bassi costi di produzione, avrebbe fatto una pericolosa concorrenza allo zolfo siciliano. La situazione era assai grave e portò allo scioglimento dell’"Anglo-Sicilian".