La stazione più interna, lungo la valle del Platani, dove si può rinvenire materiale di importazione micenea.

Monte Conca, riserva naturale a Milena

La riserva naturale di Monte Conca dove visitare splendide grotte carsiche

La zona più importante dal punto di vista archeologico è la Zona di serra del palco Monte Campanella dove, nel 1949, avvennero i primi rinvenimenti di materiali d’ importazione micenea: una spada, un elmo in bronzo e frammenti di vasi, corredo funerario di una tomba a tholos scoperta nelle pendici occidentali del monte.

Questa e le successive scoperte fecero definire Milena, in un convegno a Roma nel 1967, la stazione più interna lungo la valle del Platani, dove si può rinvenire materiale di importazione micenea. Diverse campagne di scavi hanno portato alla luce altre tholos oltre a quella scoperta nel 1971, per il crollo del costone roccioso della montagna, verificatosi a causa di abbondanti piogge.

In questa tholos erano stati trovati una daga ed un bacile di bronzo oltre a frammenti di almeno sei vasi di ceramica.

Inerpichiamoci per l’erto dirupo e vediamole da vicino: sono state costruite su una parete rocciosa, che oggi è ricoperta da pini, sorgono una a breve distanza dall’ altra. Sono state scavate nella roccia da scalpellini assai valenti e si presentano come delle tombe a camera con il letto funerario sulla sinistra e l’ingresso laterale. Un’ altra tholos a breve distanza a destra dalla prima ,è di dimensioni più modeste con pianta ellittica e con la volta leggermente stondata. A distanza di circa sette metri, possiamo osservarne un’ altra decorata all’ ingresso da una triplice cornice modanata: ha la pianta circolare, schiacciata appena sul davanti con una bassa panchina sul lato destro. L’ alzata è a cupola regolare e termina con un basso scodellino. Questa appena descritta è la tholos venuta alla luce in seguito alle abbondanti piogge del 1971.

Villaggio Neolitico

Proprio di fronte alla necropoli sorge un villaggio dove abitarono gli uomini sepolti nelle tholoi; dagli archeologi è stato affermato che il villaggio è antecedente alla costruzione delle stesse tholoi, appartiene all’ età neolitica. Il villaggio è costituito da grandi edifici che ebbero vita molto lunga e pare edificati in periodi successivi. Succedeva che, quando per varie cause veniva distrutta una capanna al suo posto se ne costruiva un’ altra con tecniche sempre più progredite. In uno strato si nota il pavimento in argilla, mentre in quelle del periodo successivo i pavimenti sono lastricati. Perchè già gli indigeni avevano avuto contatti con elementi immigrati, più progrediti. Le nuove costruzioni si presentano come grandi recinti con dei muri molto spessi con un lato curvo e gli altri rettilinei.

Questo nuovo tipo di costruzione, il grande edificio absidato era come una grande fattoria dove c’ era uno spazio sufficente allo svolgimento delle varie attività dell’ uomo: c’era l’angolo per dormire, per cucinare, per conservare il foraggio e riparare gli animali che via via andava addomesticando. Oltre il grande recinto ci sono altre capanne risalenti a 5000 anni addietro, all’ età del rame. A questo stesso periodo si riconducono le ultime tracce di questi insediamenti detti della "mandria" di Serra del Palco di fronte alle necropoli con le tholoi.

Questi resti di capanne saranno appartenute ai principi- pastori che hanno trovato sepoltura nelle tholoi di Monte Campanella. Ancora oggi in questi luoghi ci sono capanne di pastori.

Panorama da Monte Campanella

Dalla roccia del Palco, dove abbiamo osservato i resti di arcaiche capanne, ma potremmo anche scorgere qualche rustico alloggio di pastori- non principi, volgiamo lo sguardo in lontananza e ci troveremo dinanzi un’ ampia distesa di campi, ora biondeggianti di messi, ora aridi e brulli, bruciati dalla canicola estiva.

Se siamo al tramonto, potremo restare estasiati alla vista di un cielo dall’ orizzonte sconfinato, che si tinge di porpora e che poi, via, via cambia colore assumendo tutti quelli dell’ iride fino a quando la luce scomparirà lasciando posto al crepuscolo: una calma astrale pervederà allora il nostro animo incantato dall’ inconsueto spettacolo della natura, ridandoci quella pace e quella serenità che certamente accompagnavano la bucolica esistenza dei primi abitatori di questa sicula arcadia.

Questo luogo, da cui non vien voglia di allontanarsi, sarebbe molto adatto al pennello di un pittore che troverebbe facile ispirazione per un quadro con soggetto un tramonto da sogno.

Se vogliamo ancora tuffarci nel passato, anche se più recente di quello delle tolhoi, avviamoci verso Rocca Amorella.

Rocca Amorella

Questa collina, secondo il mio parere, suffragato da quello più autorevole dello storico Federico Pipittone, potrebbe essere quella di Abi- Malek di cui parlano dei cronisti Arabi. Da questo termine proverebbe Muloc, antica denominazione di Milocca, oggi Milena Muloc stava proprio sulla rocca di Amorella, dove i resti rinvenuti fanno pensare che essa sia stata abitata nel periodo della massima espansione romana, tra il 150 e il 200 d. C.

La zona fu abitata ancora fino al 1340, 1350. E’ quasi certo, afferma l’ archeologo La Rosa, che su Rocca Amorella sorgese il primo nucleo di quella che sarà poi Milocca.

Grotte carsiche, altra attrattiva di Milena

Potremmo continuare la nostra passeggiata per la vasta campagna ricca di vigneti ed uliveti che mandano mille effluvi verso il cielo, quasi sempre azzurro, o, se volessimo, potremmo scendere nelle viscere della terra per andare ad ammirare quello che l’ opera inimitabile della natura è riuscita a fare nel corso dei millenni. Parlo delle grotte carsiche ricamate da stalattiti e stalagmiti, numerose nel nostro territorio.

Ogni tanto qualcuno vi si avventura e risale con meravigliosi gioielli scolpiti dall’ esperte mani della natura; ma scendervi non è nè agevole, nè facile, lasciamo queste esporazioni agli speleologi, fin quando non saranno costruiti degli agevoli percorsi.