Con il vicariato del duca Giovanni, in Sicilia ha portato in Sicilia un periodo di pace durante il quale il duca Giovanni potè dedicarsi al riassetto finanziario del regno con l’imposizione di nuove tasse in vista del rafforzamento dell’esercito.

Dal momento che il re Ludovico aveva solo cinque anni, il duca Giovanni continuò a tenere il vicariato della Sicilia. Egli rafforzò la sua autorità in occasione della rivolta di Messina del I342, che ebbe un significato campanilistico. La città si era sentita sacrificata in favore di Trapani, che aveva assunto una posizione economica assai notevole. Giocò in favore del duca Giovanni l’atteggiamento dilatorio di Roberto d’Angiò, al quale i rivoltosi avevano chiesto appoggio, che non se la sentiva di dare sostegno ad un’ impresa di esito incerto. La rivolta fu duramente repressa, i beni dei rivoltosi furono confiscati ed iniziò per il regno di Sicilia un periodo di pace, durante il quale il duca Giovanni potè dedicarsi al riassetto finanziario del regno con l’imposizione di nuove tasse in vista del rafforzamento dell’esercito.

La prova dell’avvenuto consolidamento del potere e della coesione dei Siciliani si ebbe in occasione di una nuova spedizione degli Angioini contro la Sicilia nel 1345. Essi attaccarono Messina, ma tutta l’isola rispose all’appello e difese energicamente la sua indipendenza.

Nel I343, quando morì Roberto d’Angiò e gli successe la nipote Giovanna I, il duca Giovanni ebbe modo di imporre alla corte angioina un accordo che rappresentava il successo della sua linea d’azione.

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Il regno di Napoli era anch’esso, come la Sicilia, in preda alle lotte nobiliari ed alla crisi economica, sicchè non era in grado di sostenere la politica di riconquista che Roberto d’Angiò aveva ostinatamente perseguito. Prevalse, quindi, una linea di moderazione nei rapporti tra Sicilia e Napoli. Quando il marito della regina, Andrea, fu ucciso e suo fratello Luigi I, re d’Ungheria, minacciò di invadere Napoli e chiese, a tal fine, aiuto alla Sicilia, Giovanni condusse trattative con il re d’Ungheria, ma non rinunziò a fare pressione sulla regina Giovanna, che, dinanzi alle richieste di pace da parte del popolo, fu disponibile a trattare con il vicario siciliano, per chiudere una volta per tutte le controversie pendenti facendo le più ampie concessioni.

Con la pace firmata nel I347 Giovanna I rinunziava ad ogni pretesa sulla Sicilia in favore della dinastia aragonese e riconosceva lo stato di parità tra regno di Sicilia e regno di Napoli. Questo fu il momento culminante della politica estera del duca Giovanni. Le clausole di questa pace furono rese definitive con un trattato firmato da Giovanna I e da Federico IV nel I372.

Egli mantenne anche ottimi rapporti con le repubbliche marinare di Genova e Venezia, che nel conflitto siculo-angioino si mantennero neutrali per conservare i privilegi commerciali di cui godevano, sia presso la corte di Napoli, che di quella di Palermo. La scomparsa del duca Giovanni, morto di peste nera nel I347, pose fine ad un periodo tutto sommato positivo per la Sicilia, in cui la crisi si era arrestata.