Ludovico d’Aragona, re di Sicilia, nacque a Catania, il 4 febbraio 1338, dal re di Sicilia Pietro II e dalla regina Elisabetta, figlia del duca Enrico II di Carinzia.

Papa Clemente VII.

Alla morte del duca Giovanni il successore re Ludovico aveva dieci anni e in Sicilia ritornò il caos. Il papa Clemente VI si rifiutò di dare la sua approvazione al trattato di pace tra la Sicilia e Napoli dell’anno precedente, mentre la regina madre Elisabetta di Carinzia richiamava in Sicilia da Pisa, dove era in esilio, la famiglia dei Palizzi. Riesplosero le lotte baronali tra la fazione "latina", sostenuta dalla regina madre Elisabetta, e la fazione "catalana",sostenuta dal gran giustiziere Blasco d’Alagona. Del primo schieramento erano leaders i fratelli Damiano e Matteo Palizzi ed i Chiaramonte; del secondo facevano parte, fra gli altri, Raimondo Peralta, Guglielmo Moncada, Francesco Valguarnera, Enrico Rosso, Corrado Spatafora, Matteo Sclafani, i Ventimiglia. Sulla Sicilia si abbattè la guerra civile con un’ondata xenofoba, che vide violenze e crudeltà indicibili contro la fazione catalana. Quest’ultima restrinse la sua zona d’influenza al Val di Noto, mentre in Val di Mazara e in Val Demone predominava la fazione latina.

Quando Ludovico raggiunse la maggiore età (quindici anni), manifestò il fermo proposito di prendere in mano le redini del regno per riportarvi pace e prosperità. Si liberò, innanzitutto, di Matteo Palizzi, che aveva instaurato una sorta di dittatura, e cercò un’intesa con Blasco d’Alagona. La morte del Palizzi, ucciso a Messina nel I354, lasciò ai Chiaramonte il ruolo egemone nella fazione latina, che essi condussero con un malinteso senso nazionalistico, che li portava ad appoggiarsi al tradizionale nemico della Sicilia, gli Angioini, pur di combattere gli "stranieri" Aragonesi. Costretti ad andare in esilio, essi si recarono alla corte di Napoli, che del loro aiuto pensava di servirsi per la riconquista della Sicilia.

La Sicilia era in preda all’anarchia. Essendo scomparsa quasi del tutto la coscienza nazionalistica e del legittimismo dinastico, il re Ludovico dichiarò pubblicamente nel I354 di non essere più in grado di controllare lo stato e di esercitare il suo potere.

I Chiaramonte non esitarono a concludere con gli Angioini di Napoli nel I354 un accordo con il quale si impegnavano a sostenere il re di Napoli nella conquista del regno di Sicilia, mentre gli Angioini si impegnavano a concedere alla fazione latina i beni che avrebbero confiscato alla fazione catalana, se l’impresa fosse riuscita, ed a dare alla Sicilia un ruolo di primo piano nel ricostituito regno di Sicilia e Italia meridionale.

Gli Angioini prepararono con cura la spedizione e, poichè in Sicilia imperversava la carestia, insieme al contingente militare mandarono trenta grosse barche cariche di grano e di altri viveri. Palermo li accolse festosamente, mentre in loro favore si sollevavano Siracusa, Agrigento, Licata, Marsala, Enna. Il re e la fazione catalana, però, seppero organizzare bene la difesa e nel I355 la situazione stava capovolgendosi in favore di Ludovico, quando lo colse la morte a soli diciassette anni. A distanza di cinque giorni moriva anche il leader della fazione catalana, Blasco d’Alagona, che lasciava al figlio Artale, già da tempo al suo fianco, il compito di sostenere la fazione catalana.