Il 2 febbraio 1286 Giacomo II salì al trono di Sicilia, e dopo la morte del fratello Alfonso III, Giacomo prese il contro anche del trono di Aragona. Gli accordi di La Junquera del 1293 stabilivano che Giacomo II avrebbe restituito la Sicilia al papa in cambio di una ricca somma di denaro.
In figura papa Bonifacio VIII.
Nel 1285 scomparvero i protagonisti della guerra del Vespro: Carlo I d’Angiò, Pietro III d’Aragona, papa Martino IV. In Sicilia salì al trono Giacomo II, che fu incoronato nella cattedrale di Palermo il 2 febbraio 1286, mentre al trono di Aragona saliva Alfonso III. La monarchia di Giacomo II fu inizialmente proficua per la Sicilia, perchè la sua politica riuscì a stimolare le energie produttive ed a portare un certo benessere, circostanza che gli conquistò il favore dei sudditi.
In politica estera egli realizzò un accordo di collaborazione con il re di Inghilterra e con i ghibellini italiani. La separazione delle due corone creò, però, dei problemi quando, dopo un’iniziale collaborazione tra i due fratelli, Alfonso III morì nel 1291 avendo stabilito per testamento che al trono d’Aragona dovesse succedergli il fratello Giacomo, mentre il trono di Sicilia sarebbe andato al fratello minore Federico.
Giacomo ignorò le disposizioni del fratello e, accettando il trono d’Aragona, non lasciò quello di Sicilia, la cui reggenza fu affidata al fratello minore Federico. Le vicende del regno siciliano, a questo punto, subirono una svolta, perchè Giacomo II si avviava a risolvere il problema angioino subordinando a quelli del regno d’Aragona gli interessi della Sicilia. Gli accordi di La Junquera del 1293 stabilivano che Giacomo II avrebbe restituito la Sicilia al papa entro tre anni e che l’avrebbe aiutato a sottometterla nel caso di ribellione.
Tale accordo fu confermato dal trattato di Anagni del 1295, che è il risultato più significativo della politica teocratica di Bonifacio VIII. Esso stabiliva che Giacomo II rinunziava alla corona di Sicilia e cedeva l’isola al papa; in cambio riceveva una grossa somma di denaro e sposava Bianca d’Angiò che gli portava una considerevole dote, mentre il figlio del re di Napoli Carlo I, Roberto, duca di Calabria ed erede al trono, sposava la sorella di Giacomo II, Iolanda d’Aragona, e rinunziava alle sue pretese sulla corona d’Aragona.
Questo trattato significava per la Sicilia un ritorno alla dominazione angioina. I Siciliani, che prima del voltafaccia avevano sostenuto la monarchia di Giacomo II, a questo punto difesero ad oltranza la loro autonomia ed identità di regno. Essi avevano in precedenza scongiurato con ambascerie Giacomo II perchè cambiasse l’indirizzo della sua politica, ma, dopo il trattato di Anagni, il parlamento di Palermo e quello di Catania l’ 11 dicembre 1295 detronizzarono Giacomo II e acclamarono re Federico, respingendo, così , l’accordo raggiunto dalla diplomazia internazionale e rivendicando la loro autonomia decisionale. Anche alcuni baroni spagnoli aderirono a questa decisione.