L’industria zolfifera siciliana nacque e si sviluppò in diretto collegamento con la moderna industria chimica europea, che, con le scoperte del grande chimico Lavoisier, moltiplicò la sua domanda di zolfo come materia prima. Agli inizi del sec. XIX da una domanda internazionale di poche migliaia di tonnellate si passò a milioni di tonnellate nel giro di qualche decennio.

Macchinario arrugginito della miniera Trabonella di Caltanissetta

Macchinario arrugginito della miniera Trabonella di Caltanissetta – Foto di Vincenzo Santoro

Il settore zolfifero siciliano ebbe un incremento considerevole dopo il 1830 per l’espansione della domanda internazionale legata alla fabbricazione di acido solforico.

La Sicilia godeva del monopolio naturale dello zolfo (91%della produzione mondiale), quasi interamente destinato all’esportazione, perchè l’Italia era fornita dai giacimenti della Romagna e delle Marche, che si trovavano vicini ai luoghi di consumo. Le maggiori richieste provenivano dall’Inghilterra, dove i produttori di acido solforico avevano ottenuto la riduzione del dazio di entrata dello zolfo.

Le miniere attive, che nel 1830 erano 83 e producevano circa 15.000 tonnellate annue con un’occupazione di 1.300 operai, nel 1837 erano 182 con una produzione annua di 65.000 tonnellate ed un’occupazione di 65.000 operai. Il prezzo medio toccò la punta massima di 208 lire la tonnellata nel 1833.

L’industria chimica europea e quella americana e giapponese dipendevano esclusivamente dallo zolfo siciliano: Caltanissetta e Girgenti (Agrigento) erano il cardine del mercato chimico mondiale. Gli zolfi divennero la voce più consistente delle esportazioni isolane, mentre il volume delle spedizioni spostò l’asse portuale verso la costa sud-occidentale, dove nei porti di Licata e Porto Empedocle confluiva il commercio degli zolfi.

Il controllo del commercio zolfifero venne ad accentrarsi nelle mani di una quindicina di ditte inglesi, insediatesi in Sicilia nel periodo napoleonico (1806-1815), affiancate da ditte francesi, belghe, austriache. Avevano sede legale a Palermo le società inglesi Turner-Rose, Morrison, Wood, Ingham-Lowell; a Messina Sanderson e Mathey-Oates; a Catania Leaf e Co.; a Licata Frank e Ball. Le ditte francesi più importanti erano la Granet a Girgenti (Agrigento), la Donaudy e la Guilbert-Alaimo a Palermo. Vi era, poi, la Gardner e Rose a capitale misto anglo-americano.

La produzione era quasi interamente acquistata dalle industrie chimiche di Francia e Inghilterra, che detenevano il controllo del commercio zolfifero siciliano, dando al settore caratteristiche di sfruttamento coloniale. La dipendenza dell’industria dello zolfo dalle economie industriali europee causò la prima grande crisi di sovrapproduzione nel 1834; il trend si invertì ed i prezzi scesero a 154 lire la tonn. per giungere a 85 lire nel 1837. I produttori, infatti, incoraggiati dai lauti guadagni, avevano incrementato l’estrazione dello zolfo, aumentando, così, l’offerta, al punto che erano costretti a svenderlo.