Lampedusa è abitata da italiani, vi si parla la nostra lingua e ovviamente il dialetto siciliano, la bandiera che sventola è il tricolore … ma tutto il resto reclama un’origine diversa: l’Africa.

mare dell'isola di Lampedusa

L’isola di lampedusa è caratterizzata da un mare cristallino

Il suolo calcareo dell’isola è, infatti, un pezzo di Nord-Africa alla deriva (in tempi remoti Lampedusa era attaccata all’Africa), dove vivono numerose specie animali e vegetali comuni solo nel continente nero: la cactacea Caralluma europaea, il Ginepro fenicio, il coleottero Iulode, la cavalletta Panfango, la lucertola Psammodromo algerino, i serpenti Colubro cappuccino (lungo ben 2.5 metri) e Colubro lacertino.

Nel 1843, quando il capitano Bernardo Sanvicente giunge a Lampedusa a prenderne possesso insieme a 120 coloni, la trova coperta da una fittissima e rigogliosa macchia-foresta mediterranea popolata da cinghiali, volpi, tartarughe terrestri, capre selvatiche persino da un cervo di taglia piccola (simile a quello sardo e forse immesso un tempo dall’uomo).

Vi nidificava la gru, il pellicano era un habituè e lungo le coste prolificava una ricca colonia di foche monache. Ma dopo pochi anni appena quegli animali e gran parte della macchia spariscono. Anche il suolo dissodato dai contadini, e non più trattenuto dalle radici della macchia, viene ben presto spazzato via dal vento e dalla pioggia e ai coloni non resta altro che diventare pescatori. Oggi a Lampedusa il 70% della popolazione è coinvolto nelle attività della pesca: vi sono quasi 350 pescherecci, diverse industrie conserviere e l’abbondanza di pesce è diventata un’attrattiva turistica.

In nessun’altra isola dell’arcipelago di Sicilia nelle pescherie e nei ristoranti (anche in altissima stagione) vi è una così copiosa varietà di pesce come quella che si trova a Lampedusa. Ai subacquei armati di macchina fotografica nessun altro fondale è capace di offrire una gamma tanto vasta ed emozionante d’incontri faunistici sottomarini. Nonostante i drastici cambiamenti avvenuti negli ultimi 150 anni, sulle pareti a picco della parte settentrionale dell’isola si fermano ancora a nidificare una decina di coppie di falchi della Regina (la stessa specie che, in numero maggiore, nidifica nelle Eolie) ed è la spiaggia dei conigli di Lampedusa uno degli ultimi luoghi italiani di deposizione delle uova da parte della tartaruga marina. Da alcuni anni le tartarughe marine della specie Caretta caretta sono tornate a deporre le loro uova nella spiaggia.

Per proteggere quest’area di così grande importanza faunistica è stata istituita una Riserva naturale in cui, finalmente, sono vietati falò e bagordi notturni (usuali nelle altre spiagge), che nel passato hanno certamente contribuito ad impedire alle tartarughe la deposizione.

Durante l’estate dei gruppi di volontari del WWF e del CTS pattugliano ogni mattino la spiaggia alla ricerca delle tipiche tracce che, durante la notte, qualche tartaruga ha lasciato sulla battigia: strisciano, infatti, fino a fermarsi e scavare con le zampe pinnate posteriori la buca nella quale depongono le loro uova (ne depongono da 100 a 140). Non appena si riscontrano le tracce e s’individua il luogo esatto del nido si provvede a recintarne l’area: un apposito cartello avverte i bagnanti della presenza delle uova sotto la sabbia affinchè nessuno le disturbi. Quando si avvicina il periodo in cui le uova sono pronte per la schiusa (dopo 8 -10 settimane dalla deposizione) i volontari, insieme a biologi specializzati, controllano 24 ore su 24 il nido in modo da raccogliere le tartarughine non appena rompono i loro gusci ed iniziano ad uscire dalla sabbia.

Si scava quindi per vedere se qualcuna di esse non è riuscita a rompere completamente il guscio del proprio uovo ed ha quindi bisogno d’aiuto. A questo punto si contano, si pesano, si misurano e si rilasciano sulla battigia proteggendole dai gabbiani mentre raggiungono il mare. Solo pochissime tartarughine riescono poi a raggiungere l’età della riproduzione, quando il loro istinto naturale le riporterà su questa stessa spiaggia per deporre a loro volta le uova.

Si sta anche cercando di porre rimedio al denudamento dell’isola con una vasta ed intensa opera di rimboschimento (oltremodo difficile a causa dei forti venti dominanti) è condotta dal Corpo Forestale siciliano nella parte occidentale dell’isola con ottimi risultati. Purtroppo da oltre un ventennio è ancora irrisolto il problema principale di Lampedusa: il piano regolatore (non si riesce ad eleggere un Sindaco che s’impegni con serietà ed efficacia per farlo approvare). E’ questa la causa prima (oltre ad un certo lassismo endemico dei suoi abitanti) dell’aspetto "da Beirut" del centro urbano di Lampedusa (comunque notevolmente migliorato rispetto a qualche anno fa).

Le spiagge di fine sabbia dorata delle cale che si aprono lungo la costa sud-orientale dell’isola sono il patrimonio più prezioso di Lampedusa: Cala Maluk, Cala Croce, la Baia dei Conigli, Cala Gutgia, Cala Galera e Cala Greca sono insenature che offrono arenili davvero straordinari, dove il mare trasparentissimo assume mille riflessi smeraldini (davvero come promettono i depliant). Naturalmente in estate sono queste le mete preferite da un gran numero di turisti a caccia d’abbronzature "serie" da ottenere anche solo con pochi giorni di permanenza. Le spiagge si possono raggiungere via terra percorrendo la strada asfaltata che costeggia la parte meridionale dell’isola e seguendo i brevi sentieri che conducono fino alle spiagge.

Nella parte nord-occidentale dell’isola anche le coste rocciose a picco offrono angoli di superba bellezza, che si possono osservare o in barca dal mare o affacciandosi dall’alto della scogliera (attenzione! Il ciglio degli strapiombi è friabile): una strada asfaltata cinge a settentrione l’isola permettendo così, con brevi passeggiate, di osservare dall’alto le coste a picco settentrionali.

Il tratto più spettacolare di costa va da Capo Ponente a Punta Cappellone e ha nello scoglio Faraglione e nella parete di Sacramento i suoi gioielli.

L’isola dei Conigli (un tempo collegata alla terraferma) emerge all’apice orientale dell’omonima baia ed ospita una vera rarità faunistica: lo Psammodromo algerino (Psammodromus algirus), una piccola lucertola striata tipica dei paesi magrebini che in Italia esiste solo su quest’isolotto.

A Lampedusa invece non esistono lucertole di nessuna specie per la presenza di due serpenti predatori che le hanno estinte (sono riusciti a convivere con questi rettili solo l’Emidattilo turco e la Tarantola mauritanica: due specie di gechi). Le pareti a nord e l’isola dei Conigli ospitano la nidificazione di oltre duemila coppie di Gabbiano reale (nelle annate particolarmente favorevoli i gabbiani sono così numerosi che per la mancanza di spazio nidificano anche lungo tratti di costa facilmente accessibili).

Ad aprile, a largo di capo Grecale, balene e capodogli si possono osservare con facilità. Chi vuol provare l’emozione d’avvistare uno squalo non ha eccessive difficoltà a farlo nei fondali di Lampione (è frequente anche l’incontro con delfini e tartarughe marine). Saraghi e ricciole sono abbondanti un pò dovunque e diventano numerosissimi nei pressi della Grotta di Taccio vecchio, sul versante settentrionale di Lampedusa.

A Capo Grecale invece, scendendo a 50 metri di profondità, si possono osservare numerose aragoste. Qua e là ci si imbatte nel multicolore pesce pappagallo, giunto sin qui dal Mar Rosso attraverso il canale di Suez. Gorgonie, coralli, distese di posidonie, madrepore, e spugne si vedono un pò dovunque mentre al largo vagano alla ricerca di plancton nugoli di sgombri e di pesce azzurro (che finiscono in parte sotto sale e sott’olio negli stabilimenti dell’isola dopo essere stati pescati con la tecnica del ciangiolo: una grande lampada attira il pesce che è pescato con una grande rete rettangolare).

In un fondale poco conosciuto, a 50 metri di profondità, i sub più esperti possono visitare il relitto di una nave affondata durante la II guerra mondiale che è diventata un vero "albergo" per la fauna marina.

Insomma a Lampedusa i sub trovano un vero e proprio paradiso dove si finisce per incontrare la stragrande maggioranza dei pesci che abitano l’intero mediterraneo.