Il Fiume Imera meridionale, che percorre da nord a sud l’area della Riserva, è caratterizzato dalle acque salmastre (da cui il nome di Fiume Salso) per l’apporto di alcuni affluenti che attraversano terreni ricchi di salgemma. Nei mesi più caldi è, infatti, possibile osservare ampi tratti del letto fluviale ricoperti da strati di sale bianco che conferiscono all’ambiente un aspetto veramente caratteristico.

il Limonium optimae cresce sul letto fluviale

3. Tra i vari endemismi presenti nella Riserva un posto di rilievo spetta certamente al vistoso Limonio di Optima.

Ovviamente, molte specie che qui si rinvengono, in conseguenza della salinità delle acque, sono proprie di ambienti costieri ed è quindi interessante poter osservare delle piante che, comunemente, non vegetano vicini ad un corso d’acqua.

Tra queste ricordiamo: il Ginestrino delle scogliere (lotus cytisoides), una leguminosa con piccoli fiori gialli riuniti in gruppi; l’Erba- franca annua (Frankenia pulverulenta), dai fiori piccoli e violetti, e tra le graminacee, la Logliarella ricurva (Parapholis incurva), con stelo incurvato alla fioritura e in alto rosso-violetto, il Logliarello divaricato (cutandia divaricata), così chiamato per la disposizione delle pannocchie, e la coda di lepre comune (Polypogon monspeliensis), con i fiori riuniti a formare una pannocchia densa.

Inoltre, il gradiente di salinità può influenzare la distribuzione di alcune piante: infatti, dove il livello di salinità è minore, si rinviene la Sueda marittima (Suaeda maritima), mente dove è maggiore troviamo la Salicornia europea (Salicornia europaea).Queste piante sono definite alofite, in quanto vivono sui suoli ad alta salinità. Un’alofia è pure il limonio di Optima (limonium optimae), un’endemica locale, che cresce sul letto fluviale e nelle rupi che bordano il Fiume.

Un’altra caratteristica della vegetazione fluviale è la disposizione delle comunità vegetali secondo un gradiente di umidità. Nelle acque lentamente Fluenti si rinviene, cosi, una pianta acquatica, la Zannichellia (Zannichellia palustris); invece sulle sponde del fiume è possibile osservare la Cannuccia di palude (phragmites australis) che è un’elofita, cioè una pianta che ha un rizoma più o meno costantemente sommerso, e costituisce dei popolamenti anche monospecifici; quindi, nelle retrostanti depressioni salmastre e umide, si può notare una fascia a Giunchi (juncus sp.) alla quale segue, più estremamente al corso d’acqua, un arbustero a Tamerice maggiore (tamarix africana) e a Tamerice comune (Tamarix gallica). Tuttavia, dove le acque scorrono più rapidamente, la fascia della Cannuccia scompare e, perciò, la fascia retrostante (dei Giunchi o delle Tamerici) viene a diretto contatto con le acque.

Oltre alla Cannuccia di palude, un’altra elofita, presente nel territorio della Riserva e la Tifa (Typha angustifolia) che su Monte Capodarso forma una cintura di vegetazione. Le elofite, in generale, si rinvengono negli ambienti palustri dove occupano le superfici indorate per buona parte dell’anno e mantengono una notevole umidità anche d’estate.

Ma come sono arrivate tutte queste piante di ambienti salati e costieri fino all’interno della Sicilia? Secondo l’ipotesi più accreditata, molte specie di ambienti salati di scogliera si insediarono nel nostro territorio durante il periodo del Messiniano(circa 6.5-5.3 milioni di anni fa) quando si verificò il prosciugamento del Mediterraneo e la conseguente migrazione dalla zona desertica attorno alla Tetide( un grande mare che occupava parte dell’Asia centrale) di piante delle rupi marittime, delle creste ventose e degli ambienti salati.

Tuttavia i territori limitanti il fiume rilevano un alto grado di antropizzazione e, in alcuni tratti, sono coltivati fino alle sponde. Ciò ha causato nel tempo un generale impoverimento floristico lungo il corso d’acqua che oggi presenta soltanto residui della tipica vegetazione dei torrenti e delle fiumare.

di Marco Lombardo e Rossana Gentile
Fabio Orlando Editore