Nel II sec. a.C., quando la Grecia era già caduta sotto il dominio di Roma (146 a.C.) e in Siria, Egitto, Asia Minore le monarchie ellenistiche dei successori di Alessandro Magno andavano sgretolandosi, prosperò il commercio dei mercanti di schiavi, che si accaparravano non solo prigionieri di guerra e perseguitati politici, ma anche uomini liberi, donne, bambini.

la rivolta servile in sicilia

Re Euno che lanciava il grido della libertà per i compagni di sventura

Molti di questi confluirono in Italia ed in Sicilia, andando ad ingrossare la massa degli schiavi, che presentava caratteri di grande eterogeneità: alcuni erano mandriani e pastori, altri, i più numerosi, erano agricoltori, altri ancora erano artigiani e schiavi domestici ed erano il gruppo privilegiato, che risiedeva nelle città e soddisfaceva le esigenze di lusso caratteristiche dei Romani.

La Sicilia ebbe due rivolte di schiavi: una nel 139 a.C. e l’altra verso il 104 a.C. La grande massa degli insorti era costituita dagli schiavi pastori e agricoltori.
La rivolta del 139 a.C. iniziò nella zona di Enna nella proprietà del ricchissimo Damofilo e fu capeggiata da Euno, schiavo di origine siriana.

Gli insorti uccisero Damofilo e proclamarono re Euno, che aveva fama di essere mago e di avere la capacità di fare miracoli. Egli, che era investito di poteri assoluti, dispose di giustiziare tutti i proprietari di schiavi, tranne quelli che dovevano essere adibiti alla fabbricazione di armi. Dette ordine, però, di non distruggere le aziende agricole ed i loro attrezzi.

Egli organizzò la sua corte come un monarca ellenistico. Prese il nome di Antioco (nome frequente nella dinastia siriana dei Seleucidi), usò portare il diadema e nominò regina la sua amante siriana. Fece coniare monete di rame con incise la testa di Demetra ed una spiga di grano.

Agli insorti ennesi si unirono quelli agrigentini capeggiati dal mandriano Cleone, che si proclamò stratego. I due gruppi riuniti si dice mettessero in campo una forza di 15.000 uomini, che riuscì a conquistare Morgantina (presso Aidone) e Taormina. Il numero degli insorti continuò ad aumentare (si dice che siano arrivati a 200.000).

I comandanti romani messi in fuga dagli insorti furono numerosi: Cornelio Lentulo, Lucio e Calpurnio Pisone, Caio Tizio, Lucio Plinio Speseo furono tutti sconfitti. La rivolta fu, infine, soffocata prima dal console Pisone e poi dal console Rupilio fra il 133 ed il 132 a.C., quando furono conquistate Messina, Taormina, Enna. Euno, catturato, morì.

I Romani giustiziarono migliaia di insorti, ma non si spinsero troppo oltre, perchè la società aveva bisogno del lavoro degli schiavi.
La legge Rupilia del 131 lasciò immutati i rapporti all’interno dei "latifundia" e lo sfruttamento degli schiavi continuò, anche se rimasero focolai di rivolta.