“Per conoscere la gentilezza del popolo siciliano”, scriveva Peyrefitte, “bisogna vedere le sue feste religiose, con i loro fuochi artificiali, i loro pellegrinaggi ed i loro miracoli”.

Particolare volto della festa di Santa Agata di Catania

La Festa di Sant’Agata è la più importante festa religiosa della città di Catania e si celebra in onore della santa patrona della città.

Ed è proprio un miracolo che, in quest’era di mass media, si siano, in Sicilia, mantenute intatte le tradizioni legate al Santo Protettore della città."Santa Rosalia" a Palermo, "Santa Agata" a Catania, "San Michele" a Caltanissetta, sono esempi di un passato che ritorna puntualmente ogni anno e che, alla data stabilita, mobilita tutta la popolazione residente o nata nel posto "protetto" dal Venerato.

Santo è colui che, per la Chiesa Cattolica, ha concluso il processo di canonizzazione con cui il supremo magistero ecclesiastico dichiara, in forma definitiva e solenne, che un cristiano è attualmente nella gloria eterna ed intercede per noi presso il Signore per cui deve essere pubblicamente venerato da tutta la Chiesa.

Patrono è quel Santo che ha fatto un miracolo per la città salvando la popolazione da gravi calamità come la peste, la carestia e la siccit.Per il credente, ancora oggi, il Protettore può intercedere presso la Divinità per consentirgli di vivere un’esistenza libera dai mali del mondo per cui Gli e’ dovuto il culto che consiste in preghiere, voti, viaggi per ricevere la Grazia.

E’ significativo, al riguardo, che questa forma di ossequio non nasce con l’avvento del cristianesimo, il desiderio di una garanzia Celeste, a cui è dovuto omaggio, è antico quanto il mondo.Le divinità greche e latine, secondo i riti pagani, avevano il potere di scendere tra i mortali per aiutarli per cui anche a Giunone, Marte, Venere, Cerere, ecc.. si innalzavano fuochi, si sacrificavano animali e si facevano correre carri ornati per le strade.

Leggende, miti, miracoli ed opere sono legati ai venerati di ogni tempo così come i riti dovuti per ottenere qualche cosa nell’esistenza terrena. Le feste religiose assumono, in Sicilia, tutto il colore dei tempi andati e, anche se non si sacrificano animali, fatta eccezione per l’agnello pasquale ed il tacchino natalizio, la devozione e la tradizione sono quelli di una volta.

Il "festino", dedicato al Patrono, è atteso da tutti coloro che hanno eletto a loro Salvatore il protettore della città, ma anche i non credenti, che in Sicilia costituiscono la minoranza partecipano, alla festa come manifestazione di folklore.

Le strade della città si illuminano a festa.Una settimana prima della ricorrenza, che vede il Santo scendere per le vie del paese, il percorso della Sacra Immagine, viene coperto da archi colorati e luminosi e, in determinati luoghi, si allestiscono fiere in cui si può comprare di tutto dalla biancheria ai pasticcini, dal trattore alla cartoleria.

Il clima di festa si respira, quindi, molto prima della ricorrenza religiosa e, alla data, tutta la popolazione scende in piazza per osservare la processione o per prendervi parte.La processione consiste in un solenne corteo che accompagna la statua del Santo per le strade.

Il più delle volte vengono coinvolti anche i bambini vestiti dell’abito della prima comunione o di raso colorato o, come per S. Michele, come il Santo.Accanto alle autorità civili ed a quelle ecclesiatiche troviamo stendardi e bandiere che precedono il carro, decorato e ricco di fiori, su cui viene portata l’immagine Sacra.

Dietro la statua seguono i fedeli, che scalzi e con ceri accesi in mano, intonano canti o recitano preghiere rispettando, cos, la promessa del viaggio.Il viaggio, che consiste nell’accompagnare il Santo, per tutta la processione, viene fatto per gratitudine o per ottenere una Grazia, ossia un dono da parte del Patrono.

Coloro che non hanno preso parte alla processione ma non per questo rinunciano alla protezione del Venerato, fanno offerte in denaro ottenendo, in cambio, una santina, ossia una specie di cartolina in cui da una parte viene riprodotta l’immagine del Venerato e dall’altra la preghiera a Lui dedicata.

Difficile, anche per i non credenti,è restare indifferenti a questa manifestazione di fede, di devozione e di tradizione intaccata dal tempo.Accanto all’aspetto religioso, esiste quello più propriamente folkloristico che non collide, anzi si unisce, in un binomio inseparabile, con il primo.

Dalle tovaglie esposte sui balconi, si passa alla banda del paese con gli ottoni splendenti e le divise impeccabili.Le musiche vengono scelte dal maestro che dirige e, a seconda dell’estro di costui, possono dar luogo ad imbarazzo.

Un fatto accaduto in un piccolo centro dell’entroterra siciliano, ha visto, per esempio, l’orchestra suonare davanti il Santo l’inno comunista per fare omaggio al sindaco di sinistra, immaginiamo la faccia del prete!Oppure, un altro lato folkloristico, riguarda l’usanza, in alcuni centri di gettare fiori o coroncine di margherite alla statua del Venerato portato a spalla da alcuni devoti i quali oltre a correre il rischio di scivolare e di far cadere il Patrono, al termine del percorso sembrano cespugli fioriti.

O ancora, come è capitato, non ci si metta daccordo sulle preghiere ed i canti dei fedeli per cui, a gran voce, ognuno grida una cosa diversa causando un frastuono infernale incomprensibile.Come ogni buona festa che si rispetti il lato mangereccio non viene trascurato.

Nei piccoli centri il menù della giornata è quello tramandato dalla tradizione che segue il ritmo delle stagioni e dei frutti della terra.Inoltre, per rendere piacevole il giro dei passanti, per le strade si allestiscono bancarelle in cui oltre al torrone ed alle panelle, troviamo lo spuntino tipico delle feste siciliane: "ciciri e simenze", ossia ceci e semi salati, insieme ad arachidi e "pastiglie".

A seconda, poi, del periodo ci sono anche le caldarroste e, a Palermo, le stigliole.Ovunque, per i bambini, si vendono palloncini e giocattoli insieme allo zucchero filato ed alle mele caramellate, insomma, si assiste ad un coro di voci, di musiche, di colori e di odori tipicamente siciliani.

Al termine del percorso, che in genere conduce il Santo da una Chiesa ad un’altra, immancabili, arrivano i fuochi d’artificio che fanno brillare il cielo di mille stelle ed i mortaretti, piccoli botti, pronti ad attirare l’attenzione anche dei più distratti.

La ricorrenza, si traduce in una festa spettacolare che costituisce anche un’occasione di ritrovo per gli abitanti e per i nativi non più residenti.Chi ha la fortuna di avere un amico o un parente che ha le finestre sulla strada percorsa dal Santo, si fa invitare per vedere tutto dall’alto, chi invece decide di andare in giro, ritrova gli amici con cui si è perso di vista perchè non più residenti nel luogo.Una festa a tutti gli effetti, dunque, dove ci si incontra, si mangia e si parla mentre si assiste ad uno spettacolo di tanto tempo fa.

Immagine di Santa Rosalia di palermo

La festa di Santa Rosalia si svolge a Palermo nel mesi di Luglio e attira ogni anno migliaia di persone,fra pellegrini,devoti,turisti provenienti da tutto il mondo