“Castello delle donne” si traduce dall’arabo Caltanissetta e di donne ce ne sono parecchie ma anche i castelli non mancano nella provincia nissena: Pietrarossa, Cannuni, Grassuliato, Castellazzo, Maniero, Villa, Castelluccio e Chiaramontano sono segni indelebili di un passato che fa ancora sognare.

Veduta del Castello di Mussomeli

Il Castello di Mussomeli è oggi una delle principali attrattive della provincia di Caltanissetta

Il Castello di Pietrarossa

Pietrarossa, meglio nota agli abitanti come “murra di l’ancili”, si trova a Caltanissetta.

Su una rocca isolata, a picco sporgente su un burrone, inaccessibile se non dalla parte occidentale, il castello con tre torri, secondo la tradizione, è stato costruito dai Saraceni. Tuttavia, la sua paternità resta ancora dubbia dal momento che, secondo molti studiosi, sono riscontrabili tracce di strutture romane ed alcuni storici ritengono che sia nota la roccaforte presidiata dai Siracusani nel 111-113 a.C., attaccata ed invasa dagli Atenesi, come racconta Tucidide.

Teatro di lotte per tutto il Medioevo, il castello ha sopravvissuto alla dominazione normanna, alla sveva, all’aragonese.

Solo un terremoto, un evento imprevedibile, poteva distruggere una “fortezza inespugnabile“. Ed infatti, la notte del 27 febbraio 1567, una scossa sismica ha lasciato, a ricordo del secolare maniero, solo un muro alto e diroccato, “a murra di l’ancili”, una torre di guardia in pietra viva, terrapieni e bastioni ed un ponte di comunicazione.

I ruderi, oggi, dimostrano ancora la magnificenza di tale castello: la torre, scavata nella roccia rossastra, da cui il nome del castello, ha una corona di merli; sulla guglia maggiore un cantone con lo spigolo della stessa pietra; tra gli altri speroni di roccia un archetto di stile romano con sopra una feritoia, una cisterna mattonata e, a sud-est, un altissimo cantone isolato, rimasto a sfidare l’opera del tempo.

Di grande suggestione paesaggistica, il Castello di Pietrarossa continua a dominare l’estremità meridionale della città e il quartiere Angeli, il più antico del centro storico, di origine araba, che racchiude in sè un piccolo gioiello di arte normanna: Santa Maria degli Angeli, originaria Chiesa Matrice della città, addossata alla roccia del Castello.

I castelli di Mazzarino

Da Caltanissetta, percorrendo lo scorrimento veloce per Gela, arriviamo a Mazzarino in cui sono due i castelli da visitare: “U cannuni” e Grassuliato.

Il primo, situato nel punto più alto, domina tutto il paese, non occorre chiedere informazioni per entrarvi, dal momento che è immediatamente visibile dalle campagne che circondano il centro abitato.

Ancora ignoti sono i motivi del nome, secondo alcuni, infatti questo castello viene così chiamato dal popolo per un cannone, posseduto dal signorotto ed usato contro gli assedianti, secondo altri, invece, si deve alla enorme torre cilindrica di stile svevo.

Il Castello di Mazzarino

Di origine romanica, “U cannuni”, è stato oggetto di numerosi rifacimenti.

Secondo lo storico Di Giorgio Ingala, il castello possedeva quattro torri cilindriche merlate, due maggiori ad ovest e due minori ad est, collegate da mura, che le congiunevano in senso rettangolare.

Le due torri maggiori avevano tre stanze ciascuna, sovrapposte l’una sull’altra ed una feritoia per ogni locale che serviva per spiare quanto accadeva nei dintorni.

All’interno si accedeva da un arco a sesto acuto, di stile greco e con intagli scolpiti a bassorilievo in pietra ed in marmo.

Il castello racchiudeva, oltre all’abitazione del signorotto, molti serbatoi, non meno di venti, in forma di cisterne sotterranee, che servivano da granai e da ripostigli per le provviste.

Il piano superiore serviva per il ricovero della guarnigione e dei cavalli.

L’intero castello, poi, era cinto da una muraglia a bastione che lo circondava per ben 186 metri, della quale rimane solo qualche traccia. Leggiamo dalla pubblicazione del dott. Salvatore Scuto, dirigente della Sezione II della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta, che il primo documento nel quale si fa riferimento esplicito al castello è un privilegio del 1325 relativo alla notifica dell’acquisto del 1292 da parte di Raffaele Branciforti.

Nel XV secolo, probabilmente, in concomitanza con analoghi lavori nel Castelluccio di Gela, fu sopraelevato e trasformato da fortezza in palazzo.

Fu abbandonato alla fine del XVI sec. quando i Branciforti lasciarono l’antica abitazione feudale per trasferirsi al centro del paese.

“U cannuni”, oggi, continua ad essere il fiore all’occhiello di un paese ricco di tradizioni popolari e di monumenti quale è Mazzarino su cui continua a dominare imponente.

Poco lontano ecco subito un altro antico maniero: il castello di Grassuliato.

Si eleva sopra un monte scosceso, ad un’altitudine di 354 m. sul livello del mare, con salde mura merlate. “Sorto come tanti altri abitati dalla disgregazione di un vasto predio romano-bizantino, dopo l’occupazione araba e nella successiva ricostruzione normanna, … ci appare come una prospera terra ferace che poi gradatamente decade nel XV sec. e scompare definitivamente agli inizi del successico…”( Li Gotti).

Di origine romano-bizantina, dunque, il castello, aveva ai suoi piedi un villaggio di cui sono sopravvissuti pochi resti.

Il suo nome, Grassuliato, deriva da “Arx Saliatum” che significa “Castello dei Saliati o Sali”, sacerdoti di Marte, istituiti da Numa Pompilio, e così denominati dal particolare rito, in onore del dio della guerra, che consisteva in una danza con salti.

La leggenda narra numerose lotte tra i due castelli mazzarinesi per il dominio del paese ed alla fine sembra che ad averla vinta fu “U cannuni”, i cui signori Branciforti affermarono la propria supremazia e presero posseso del vecchio maniero.

Miti, leggende e storia si mescolano alla fantasia di chi osserva queste fortezze dell’entroterra siciliano e mentre visitiamo i ricordi di un periodo ormai andato, ci sembra quasi di vedere cavalieri e castellane.

Il Castello di Butera

Il sogno continua andando a visitare la fortezza di Butera. Il castello di Butera è l’unico ad esser stato costruito all’interno del centro abitato, inserito tra le mura delle case, nell’attuale piazza principale.

Eretto nel XI sec. è stato obiettivo di conquista per gli invasori dell’isola.

Il conte Ruggero lo assediò per ventisei anni, fino alla resa dei Saraceni che, perduta Butera, nel 1088, lasciarono l’isola ai Normanni.

Originariamente costituito da quattro torri agli angoli di un’area fortificata, aveva mura di pietra quadrata larghe 18 palmi e alte tanto da sostenere cinque ordini di volte.

Nel 1897, apprendiamo dal dott. Salvatore Scuto, venne restaurato da Patricolo che ne datò le volte dell’ultima elevazione alla fine del XIV sec., mettendole in relazione con la concessione del 1392 del Castello a Ugone Santapau da parte di Re Martino.

Dopo il crollo di parte del terrazzo nel 1904, nel 1924 crollò la parete occidentale della torre, a causa dello spianamento dell’area sottostante per realizzare la piazza. La parete occidentale, molto arretrata, venne ricostruita dal Genio Civile nel 1935.

Ancora oggi si può ammirare l’imponenza di questo castello, restaurato a più riprese, e forse sarà proprio per la sua ubicazione, al centro del paese, che non ci sembra affatto disabitato e, come in un sogno, dalle bifore ci sembra di vedere una bella castellana.

Il Castello di Falconara

Lasciamo il suggestivo paese, intaccato dal tempo, ed andiamo sulla costa a Falconara.

La Villa, di incerta datazione, si affaccia sul mare e su un suggestivo giardino di palme.

Il suo nome sembra essere legato ad una leggenda paesana secondo la quale nella enorme torre quadrata i signorotti tenevano un allevamento di rapaci.

La prima documentazione inerente al castello porta la data del 18 ottobre 1392, in quel giorno Martino I assegnava la proprietà dell’antica fortezza al fedelissimo Ugone Santapau, insieme alla contea di Butera; nel 1540 Ambrogio Branciforte lo ereditava, trasmettendolo ai discendenti fino alla metà dell’ottocento, quando fu ceduto, col titolo di barone, ai Chiaramonte Bordonaro.

Oggi, il castello si presenta in tutto il suo splendore: le torri e le mura quasi intatte non hanno conosciuto assalti armati, la ricchezza degli interni ed il rapporto con il suggestivo paesaggio marino che lo circonda, lo rendono unico tra i castelli del nisseno.

Il Castelluccio di Gela

Proseguendo nel tuffo del passato, arriviamo a 7 Km a nord di Gela in cui, su un’altura a picco nei pressi dello scorrimento Gela-Catania, sorge il Castelluccio.

Di datazione incerta, la costruzione ha struttura geometrica (27m x 8m) e mura spesse con due torrioni agli angoli meridionali.

Secondo la tradizione fu un nobile del periodo normanno ad ordinarne la costruzione e poi passò ad Anselmo di Modica e, dagli eredi di lui, a Ruggero Impanella ed infine a Ximene o Simone De Corrella coppiere del re.

Il Castelluccio fu costruito in parte riutilizzando i blocchi di calcare bianco e calcarenite gialla del muro greco di Caposoprano ed in parte filari regolari di pietra sgrossata.

Esso presenta un raro rigore formale nella definizione generale e nei particolari architettonici, tutti tesi alla concreta funzionalità, spogliata di ogni indulgenza decorativa.

Danneggiato dai bombardamenti dell’ultimo conflitto, Castelluccio, continua, imponente, a dominare sul territorio circostante ed a mostrare ancora tutta la sua antica bellezza.

Il Castello chiaramontano di Mussomeli

Continuando ad ammirare lo splendore dei castelli nisseni, andiamo a Mussomeli e visitiamo il Chiaramontano.

Ad un miglio ad est del paese, su una rupe alta ottanta metri, questo castello raccoglie tutti gli elementi architettonici del Medioevo.

Costruito per ordine di Manfredi III Chiaramonte, intorno al 1370, il castello è ricco di storia e leggenda.

Si narrano complotti, assemblee di baroni, tesori e tristi morti come quella di due nobil donne murate vive.

In questo antico maniero è difficile discernere le realtà dalla fantasia e mentre apprendiamo gli avvenimenti avvenuti all’interno delle due cinta di mura, ammiriamo gli stemmi delle antiche casate scolpiti sul portale d’accesso.

Il risultato architettonico-estetico è di valore eccezionale per questa costruzione militare che sembra sorgere dalla roccia.

Inutile desrivere la solennità delle mura, la maestosità degli interni, la preziosità dei rilievi del castello di Mussomeli, solo visitando il Chiaramontano possiamo scoprire un vero capolavoro di arte siciliana e capire perchè, qui, la realtà si copre di leggenda.

Il Castellazzo di Delia

Ed arriviamo a Delia ed all’ultima fortezza: il Castellazzo.

Ultima, nel nostro itinerario ed “Ultima” perchè, situata sulla strada Catania-Agrigento, costituiva l’estrema difesa delle coste meridionali dell’isola.

A quasi un chilometro dal paese, questo castello è legato alla guerra del Vespro, quando, nel giugno del 1300, fu teatro di fatti di sangue e di passione, tramandati dalla fantasia popolare.

Oggi, i ruderi, testimoniano ancora la bellezza dell’antico maniero, segnato dal tempo e dalle guerre che arricchiscono di storia il suo naturale fascino.

Arte, storia, mito e leggenda fanno parte integrante delle fortezze del nisseno, testimonianza di un mondo vissuto nella fantasia di chi, come me, vuole ancora sognare.

ed infine, il Castello di Resuttano

Uno scorcio del Castello di Resuttano

Il Castello di Resuttano necessita di immediati interventi di restauro